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01 lug 2013

"Sla" e doping

di Luciano Caveri

Una definizione standard di doping, termine inglese derivato da "dope" (droga) passato all'italiano, può essere così riassunta: "insieme delle pratiche mediche, biologiche o farmacologiche, non giustificate da condizioni patologiche, allo scopo di migliorare le prestazioni sportive di un atleta". Se leggi alcune spiegazioni, sembra un problema recente, ma scavi più o fondo e scopri quanto l'uso di sostanze per migliorare le proprie prestazioni fisiche sia vecchio come il cucco, mentre è più recente la lotta fra guardie e ladri, fra chi individua pratiche proibite e chi ne cerca di nuove, sempre più performanti e non individuabili. In mezzo ci stanno gli sportivi, più o meno consapevoli, con gli apprendisti stregoni che propongono (o impongono) loro patti luciferini. Le conoscenze di ognuno dimostrano. purtroppo, che non solo agli alti livelli si usano sostanze e pratiche illecite e dannose, ma che questo avviene anche a livelli amatoriali e si cercano a tutte le età degli "aiutini" più o meno sofisticati. Ho sentito racconti da brivido da parte di chi conosce bene il mondo dello sport, compreso chi ha abbandonato certe attività agonistiche, perché era stufo di dover subire la presa in giro di competere con chi si faceva aiutare senza seguire le regole sanitarie e morali. Per questo non mi stupisce, ma mi indigna, la morte di Stefano Borgonovo, l'ex calciatore del Milan, della Fiorentina e della Nazionale, che da tempo lottava contro la "Sla - Sclerosi laterale amiotrofica". E' una malattia che porta progressivamente alla morte e che da tempo viene definita "la malattia dei calciatori". Ricordo come il pubblico ministero torinese Raffaele Guariniello abbia fatto esaminare un campione di 24mila calciatori italiani di serie A, B e C, osservando un'incidenza di malattia sette-otto volte maggiore - ma ho letto dati ancora peggiori - rispetto alla popolazione generale. Una strage silenziosa, fatta di uno stillicidio che sembra colpire a distanza di molti anni chi ha adoperato delle sostanze che in qualche modo sarebbero all'origine delle percentuali più elevate di incidenza della malattia. Resta sul tema una forte omertà e anche una grande dose di ipocrisia, come dimostrato dalla Nazionale italiana, che ha giocato con il lutto al braccio contro la Spagna. Forse - ma capisco la rete d'interessi sottesi - sarebbe bene fare chiarezza, piuttosto che esprimere lutto e cordoglio, che presi da soli sono rispettabilissimi, ma puzzano di ambiguità perché troppi sanno e tacciono.