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28 giu 2013

Su Berlusconi

di Luciano Caveri

Troppo spesso mi capita di avere una qual certa repulsione verso la trattazione della "politique politicienne". Espressione in francese, che è così riassumibile in senso peggiorativo: "Attitude des hommes politiques consistant à se préoccuper des questions de pouvoir entre politiciens et partis politiques davantage que de la politique au sens étymologique du terme, c'est-à-dire des affaires de la cité". Vorrei poter scrivere che, in questo senso e in fondo, di Silvio Berlusconi e delle sue vicende passate e presenti non me frega niente, che poi penso che - specularmente - sia il suo sentimento verso la Valle d'Aosta. Mai, come politico, è venuto da noi, neppure l'ultima volta, quando ha ripiegato su di una telefonata, quando tutti i simpatizzanti locali erano già emozionati per il suo arrivo. Ma non era poi venuto, spiegando che dopo un comizio a Brescia non voleva prestarsi a proteste strumentali di piazza. A me, che sono malizioso, resta l'idea che non volesse compartecipare alla débâcle del Popolo della Libertà locale. Ora è stato abbattuto da una sentenza della Corte Costituzionale, che gli ha negato un legittimo impedimento e poi - micidiale botta - la sentenza di ieri su Ruby e dintorni con una decisione di primo grado con condanna di ben sette anni per entrambi i reati contestati, concussione per costrizione e prostituzione minorile e con un'interdizione perpetua dai pubblici uffici. E' vero che ci saranno due gradi ulteriori, ma intanto la "figura di merda" (scusate l'espressione, ma ci sta), è stata fatta in mondovisione e tra breve su questi schermi ci sarà la probabile condanna in Cassazione per il processo "Mediaset" con immediata interdizione dai pubblici uffici. Amen, insomma. Anche se con il Cavaliere mai dire mai: ha una tempra di combattente, che non è solo un tratto caratteriale, ma una ragione di sopravvivenza del suo "impero" economico. Brutta storia il rapporto fra affari e politica, quando gli interessi personali finiscono per intrecciarsi con la cosa pubblica e i confini diventano incerti ed ogni atto politico o amministrativo alimenta dubbi.