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25 mag 2013

Quei pensieri prima del voto

di Luciano Caveri

Per la mia generazione il conto alla rovescia, in inglese "countdown", riporta alla vecchia televisione in bianco e nero e alla partenza dei primi missili verso lo spazio. Queste ore, invece, valgono per un solo conto alla rovescia, ormai giunto agli sgoccioli, con quella incredibile rapidità di durata delle campagne elettorali. In breve successione alle elezioni politiche sono seguite quelle regionali, che sono per i valdostani le elezioni per eccellenza, perché sono le più vicine al cittadino e coinvolgono molte liste e molte persone. Incarnano poi il senso dell'autonomia, che è un valore statutario, dunque di rango costituzionale, in cui tutti dovrebbero riconoscersi, che è cosa diversa dal sentirsi "autonomisti".

Un termine adoperato in modo eccessivo, tanto da essere ormai come una moneta svalutata, per cui buona regola è quella di guardare dentro la scatola e non limitarsi ad un'etichetta in cui in troppi, spesso a sproposito, dicono di riconoscersi. Questo è il nocciolo del problema: l'area autonomista al governo della Regione è destinata a morire, imprigionata in uno schema istituzionale fattosi autocratico, attraverso comportamenti autoritari in un clima imbarazzante di gestione del potere ramificata con zone grigie che preoccupano. Le ragioni che portano di conseguenza al cambiamento sono semplici: l'Union Valdôtaine Progressiste non è un salto nel buio, anzi è un ritorno importante alla luce del sole. L'humus in cui nasce non è niente altro che la storia autonomista, da cui trae ispirazione, rifacendosi però direttamente alle sorgenti - oggi in buona parte inquinate - dell'autonomia. Cambiare è ormai indispensabile. Oggi tutto viene nascosto dal paravento della crisi, ma la crisi economica passerà, mentre quel che rischia di essere disastroso, irreversibile e innescare la fine stessa del sistema autonomistico è la crisi morale. Quando la "cosa pubblica" si mischia ai fatti propri e quando, ancora più grave, manca del tutto una visione seria sul futuro, che è da programmare e impostare oggi. Qualunque valdostano, di qualunque credo politico, sa di essere oggi ad un bivio fra una strada che ci porterà in un baratro ed una che indica il cambiamento.