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25 mag 2013

L'autodeterminazione e l'Europa

di Luciano Caveri

Al comizio dell'Union Valdôtaine Progressiste di Châtillon arriva il Senatore Cesare Dujany. Lo osservo mentre ascolta i diversi oratori della serata: ogni tanto prende qualche nota su un piccolo bigliettino. Al momento del dibattito, spara a raffica alcune domande, mischiando problemi locali del suo paese e la visione nazionale e europea che gli appartengono. César è la dimostrazione vivente che la curiosità intellettuale non ha età e che certi discorsi anagrafici sulla "rottamazione" lasciano il tempo che trovano. Ho conosciuto giovani vecchi e vecchi giovani e spero, quando il momento verrà, di essere un vecchio prospettico e non passatista. Per altro, credo che sia davvero una questione di idee. Scriveva Robert Mallet: "Les bonnes idées n'ont pas d'âge, elles ont seulement de l'avenir". Dujany, sul finire del suo intervento, sgancia la bomba, chiedendosi - ma la domanda pare retorica - se si sta riflettendo su quanto sta capitando in alcune Regioni della Spagna. Per me è facile capire il riferimento, avendone parlato ancora di recente con lui. Si riferisce al gran fermento che sta investendo la Catalogna, la "Nazione senza Stato" come la chiamano gran parte dei catalani, compresi quelli oggi al Governo della Regione autonoma, che stanno operando in una logica di autodeterminazione. A dire il vero non è solo il caso: la Scozia ha fissato il referendum nel 2014 per la sua indipendenza e nel Tirolo del Sud - la notizia è di queste ore - anche i moderati hanno partecipato alle manifestazioni che spingono verso una forma di referendum per l'autodeterminazione. In soldoni si tratta della libertà, in diverse modalità possibili per ciascuno dei casi ma certo con metodo democratico, di autodeterminare il proprio assetto costituzionale. Sembrano in apparenza elementi contradditori rispetto al centralismo imperante, che ha una connessione con la crisi economica. L'occasione è ghiotta per avere un alibi per centralizzare le decisioni e purtroppo questo non avviene solo nel triangolo Aosta-Roma-Bruxelles, ma si sta applicando anche in Valle d'Aosta, come dimostrato dai Comuni assoggettati al potere dell'Esecutivo regionale. Ricordo che la differenza di sostanza fra "federalismo" e "decentramento" sta proprio nel fatto che il primo prevede diverse fonti di potere e di decisione, mentre il secondo ha una fonte unica di potere, situata a livello nazionale (e, nel caso valdostano, nel rapporto di sudditanza delle autonomie locali dalla Regione). Segnalo l'iniziativa on line della "Icec - International Commission of European Citizens" proprio sull'autodeterminazione. Questa la proposta che si indirizza all'Unione europea: "Je suis d'accord avec l'initiative pour que le droit à l'autodétermination s'exprime formellement dans le quadre de l'Union euroèpéenne en tant que droit fondamental de l'Homme et que les institutions de l'Ue donnent leur appui à tous les citoyens européens et leurs nations qui souhaitent le poursuivre". E' un dibattito politico da seguire, sapendo che l'Europa degli Stati guarda con preoccupazione a geometrie diverse e variabili rispetto allo status quo. Ma tutto muta e può cambiare, compreso il rapporto fra livello continentale e popoli più o meno piccoli, ciascuno con la propria identità. Il federalismo consente di far convivere le aspirazioni alla vastità dell'aggregazione politica e l'aspirazione nazionalitaria di chi vuole affermare la propria esistenza.