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25 ott 2012

La PAC e l'agricoltura di montagna

di Luciano Caveri

Ieri mattina presto sono stato all'arena della "Croix Noire". mentre piano piano affluivano da tutte la Valle i proprietari con le loro bovine per il "Combat final" e lentissimamente il pubblico affluiva sulle scalinate, lasciando cuscino e coperte come segnaposto per assistere alla lunga kermesse che dal pomeriggio porta fino a sera, nel crescendo delle eliminatorie con l'emozione palpabile per le finalissime. E' un'ora inusuale quella del mattino con le luci del sole che illuminano il prato e a fare da sfondo al proscenio dove si esibiranno gli animali c'erano - nella loro mineralità autunnale - le due montagne simbolo, l'Emilius e la Becca di Nona. Certo la finale delle "Bataille des reines" ha molte e diverse chiavi di lettura. Ci sono gli allevatori appassionati che portano i loro animali speranzosi in un buon risultato e ci sono persone che assistono con diverse gradazioni del loro coinvolgimento fa due ideali opposti: dall'aficionados preparatissimo sulle sfide corna a corna, al semplice turista curioso dello spettacolo inusuale. In mezzo ci sta una folla festante e divertita e sappiamo quanto in certi tempi cupi ci sia bisogno di attimi di distensione. Rileggevo in questi giorni le tappe e le difficoltà che portarono all'attuale "Pac - Politica agricola comune", che fu pilotata da un tirolese, quel Franz Fischler, ex commissario dell'Unione europea per l'agricoltura, lo sviluppo rurale e la pesca, che l'altro giorno ho salutato ad Innsbruck ricordando gli incontri a Bruxelles. Perché una parte significativa del futuro del mondo rurale valdostano - di cui le "reines" sono una vetrina annuale significativa, ma non esclusiva - passa attraverso le riforme del settore in Europa. Tempo fa, le zone di montagna alpine, proposero alcuni punti che qui vi riporto, benché in parte specialistiche, ma comprensibili nel loro complesso in vista della nuova "Pac" e che propongo in parte:

L'indennità compensativa, vale a dire il denaro erogato nelle zone svantaggiate come la montagna, deve rimanere nel secondo pilastro, cioè nello sviluppo rurale; Il livello massimo di finanziamento deve poter essere innalzato per le zone montane, oltre il limite medio attuale di 250 euro per ettaro; La messa a disposizione di fondi da parte dell'Unione Europea per l'indennità compensativa per ogni Regione dovrebbe essere aumentata, comunque in ogni caso deve rimanere almeno uguale al livello attuale; Le modalità ed i criteri di erogazione dell'indennità compensativa devono rimanere flessibili (attuazione del principio di sussidiarietà), ed attuabili a livello di Regioni, per poter rispondere alle particolarità regionali, applicandosi sia agli agricoltori a tempo pieno, sia agli agricoltori a tempo parziale.

Altra serie di punti che sono stati posti all'attenzione di Bruxelles:

Le difficili condizioni e le particolari prestazioni delle piccole aziende di montagna dovrebbero essere ricompensate mediante l’applicazione di un "top up" sul premio base, ad esempio per i primi cinque (o dieci) ettari una maggiorazione del cento per cento, per i seguenti cinque (o dieci) ettari dell'ottanta per cento; Nelle zone montane dovrebbe essere possibile poter concedere un premio accoppiato per l'allevamento di ruminanti, al fine di garantire anche in futuro una gestione redditizia delle superfici a verde prevalenti. Agli Stati Membri dovrebbe essere data la possibilità di abbinare tale premio anche ad un limite massimo di carico di bestiame per ettaro in modo da garantire il rispetto delle norme ambientali e l'autosufficienza nella produzione dei foraggi.

Altre proposte avanzate nel "pacchetto montagna":

Sviluppo e sostegno della specifica formazione e consulenza aziendale a favore dell'agricoltura di montagna; Concessione di contributi per i costi di acquisizione dei prodotti agricoli. Tale contributo a favore delle imprese di trasformazione potrebbe essere collegato all'impegno di garantire anche per il futuro l'acquisizione dei prodotti agricoli presso tutti i produttori delle zone montane; Pacchetto di misure per malghe o alpeggi: deve prevedere il finanziamento delle operazioni di decespugliamento e di altre importanti pratiche tradizionali (ad esempio la pulizia dei ruscelli che permettono la corretta regimazione delle acque in alta quota), la costruzione di strade d'accesso, la concessione di un premio per il pascolamento per garantire una gestione guidata tramite l'allevamento di animali e il miglioramento e adeguamento delle strutture in alpeggio, anche di proprietà di enti pubblici; Finanziamento degli investimenti: la meccanizzazione specializzata in zona montana deve essere finanziata per ridurre l'onere di lavoro già di per sé alto nelle aziende agricole di montagna, e reso ancora più grave dalla diminuzione della manodopera disponibile; altresì per gli investimenti edilizi, anche per quelli finalizzati alla diversificazione dell'attività, la percentuale di finanziamento deve essere innalzata; Introduzione di un premio per la biodiversità: l'agricoltura di montagna è caratterizzata da una coltivazione estremamente estensiva e rispettosa della natura per cui ivi si registra una varietà di specie molto più elevata, con un grande numero di specie stenoeci, rispetto alle superfici di valle, coltivate in modo intensivo; Al fine del mantenimento della biodiversità, lo sfalcio di prati in pendenza dovrebbe essere incentivato.

Si aggiungeva la proposta che, nell'ambito di un "Programma operativo" dovrebbero essere finanziate organizzazioni per la commercializzazione e la valorizzazione dei prodotti dell’agricoltura di montagna e le relative strategie di commercializzazione, a condizione che ci sia un’associazione di produttori. Dovrebbero essere quindi finanziabili le seguenti misure:

Studi di mercato; Investimenti strutturali; Misure di promozione dei marchi di qualità con protezione dell'Unione Europea nonché dei i marchi propri delle organizzazioni dei produttori; Costi per il mantenimento di un alto livello qualitativo per prodotti e processi; Costi per una gestione ecologica; Costi per la prevenzione e la gestione di crisi a livello delle organizzazioni dei produttori; Bonus di contributi per la collaborazione transnazionale; Bonus di contributi per la produzione biologica, dato che la zona di montagna è uno spazio ecologico molto sensibile; I prodotti dell’agricoltura di montagna si distinguono per genuinità, originalità, caratteristiche organolettiche e metodi di produzione artigianali e tradizionali: hanno quindi caratteristiche uniche, che dovrebbero essere valorizzate attraverso una migliore commercializzazione (compreso il marchio "prodotto di montagna").

Nei passaggi successivi alcune cose sono state accettate, altre sono state spazzate via. Ma quel che preoccupa è, nel cuore di una crisi economica che contrae le risorse e indebolisce la visione comunitaria, che non ci si può illudere sul mantenimento delle attuali risorse della "Pac" e questo comporta gravi preoccupazioni per le zone montane. E' bene cominciare a vedere, specie con il venir meno di altre risorse suppletive che la Valle d'Aosta ha sempre messo in campo, con delle simulazioni - come si fece in passato - che cosa potrà avvenire. Di certo tempi duri.