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23 ott 2012

Abbaiare alla Luna

di Luciano Caveri

Sarà che amo i cani e con loro ho sempre avuto un rapporto di grande rispetto. Certo bisogna sapere come prenderli, avendo ognuno di loro un proprio carattere e caratteristiche che derivano dalla razza, ma dovremmo avere una grande considerazione per quello che giustamente viene chiamato il "miglior amico dell’uomo", pensando alla lunghissima storia in comune. Quando si dice "abbaiare alla Luna", io il cane me lo figuro davvero, avendone visti che durante il plenilunio davano di matto, per cui l’espressione è veritiera. Cercando sul Web ho trovato questa sintesi sul modo di dire, che mi sembra convincente nella sua espressività: "quest'espressione significa imprecare invano, gridare inutilmente contro qualcuno che è lontano e non può, perciò, sentirci o che non se ne preoccupa più di tanto. Il modo di dire trova origine nel fatto che anticamente si riteneva che, nelle notti di luna piena, i cani abbaiassero insistentemente perché abbagliati dall'eccessiva luce. Con significato analogo sono usate le espressioni parlare al vento, predicare al deserto, parlare al muro, sprecare il fiato". Ogni tanto lasciando qui appiccicati al blog alcuni post mi sento un pochino così, avendo un vago senso di inutilità. Non mi riferisco alla cortesia di chi, qui o altrove, interloquisce, magari dicendomi che non perde un appuntamento con i miei pensieri quotidiani, e ciò mi lusinga molto e mi incita a continuare, quanto alla preoccupazione che certi messaggi in bottiglia che abbandono nello spazio digitale – specie quando parlo di politica – finiscano per suonare come inutili proprio come quell'abbaiare alla Luna, che trovo così bello nella sua rappresentazione, ripresa non a caso da pittori famosi. Eppure io penso che mai come oggi in cui politica e politici sono legati dal comune destino, ampiamente motivato, dell'anti-politica nella diversa gamma delle sue manifestazioni, compresi gli eccessi e le volgarità, l’unica possibilità di uscirne – e non sembri una capriola – è parlare di politica. Immaginando che al di sopra della palude attuale in cui chiunque faccia politico giace tramortito e inane ci sia qualche cosa di alto, di più elevato, simile alla Luna piena. E' questo un segno di speranza, che deve però essere nutrita dal realismo di un mondo che sta cambiando e non solo nell'attuale paradosso italiano di un Governo senza politici e senza partiti con un legame avvilente con un Parlamento dove si vota e basta. In fondo è questa crisi obbliga a ripensamenti cui si riferiva Albert Camus, intellettuale impegnato nella vita reale, scrivendo: "il est évident pour tous que la pensée politique se trouve de plus en plus dépassée par les événements…". Oggi rispetto ad allora forse lo smarrimento è ancora più profondo perché riguarda le istituzioni della democrazia parlamentare a tutti i livelli di governo e la loro difficoltà di risposta.