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17 ott 2012

Un avversario dalle idee chiare

di Luciano Caveri

Dio benedica Filippo Patroni Griffi, attuale ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione, incaricato nientepopodimenoche delle Riforme, quelle con la maiuscola. Penso di averlo incontrato parecchie volte, quando era nella veste di "suggeritore" dei politici di turno, mentre oggi agisce in prima persona e finalmente può dire - senza quella "rottura" delle mediazione politica - come la pensa e lo fa senza alcun complesso e come se la Legislatura fosse all'inizio e non alla fine. Protagonista, nella scrittura delle norme, di questa coda antiautonomista di cui si sarebbe potuto fare a meno e che penso avvicinerà ulteriormente le sacrosante elezioni. Con la speranza che chi è stato Ministro "tecnico" torni a fare il suo mestiere d'origine. Napoletano aristocratico, Patroni Griffi è stato presidente di sezione del Consiglio di Stato, il cuore della burocrazia statalista italiana. Ma soprattutto - traggo da "Wikipedia" - ha ricoperto a lungo l'incarico tecnico di capo dell'Ufficio legislativo del Ministero della funzione pubblica con i ministri Sabino Cassese (governo tecnico Ciampi), Giovanni Motzo (governo Dini), Franco Bassanini (primo Governo Prodi, Governo D'Alema II e secondo governo Amato) e Franco Frattini (Governo Dini). È stato inoltre capo di Gabinetto del ministro per le Riforme Istituzionali Giuliano Amato, nel Governo Prodi, capo di gabinetto della Funzione pubblica con il ministro Renato Brunetta (quarto governo Berlusconi) e capo del Dipartimento affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio nel secondo Governo Prodi. Insomma un gran navigatore che piace a tutti, ma se non ci fosse stata l'anomalia democratica del Governo Monti sarebbe rimasto dietro le quinte, mentre ora il palcoscenico è suo e parrebbe che non ne vedesse l'ora. Conferma la mia tesi, che pure oggi sarà impopolare, che la politica devono farla i politici, se galantuomini. Patroni Griffi - con piglio davvero napoleonico e con un pizzico di Robespierre - chiude Province, fonde Comuni, annuncia - oggi su "La Stampa" - la morte di alcune Regioni: finalmente agisce in proprio e lancia proclami e strali. Offre la sgradevole impressione di considerare la politica, cui per altro ha reso un lungo servizio, come una specie di accidente. Con particolare cura definisce un modello di Stato da... Consiglio di Stato con la democrazia locale disciplinatamente al guinzaglio del centro, come nello Stato Nazione per eccellenza. Un modello anacronistico e inesistente se non in rari Paesi retrogradi e in genere con dittatura, ma che diventa l'idealtipo per la Riforma. Peccato che sia una Controriforma conservatrice e becera.