Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
15 set 2012

Il destino in un nome

di Luciano Caveri

Mi sarebbe piaciuto scrivere nei giorni scorsi dei successi del presidente della "Banca centrale europea - Bce", Mario Draghi, rispetto alle posizioni, pur articolate, della Germania e di una Angela Merkel - nata e cresciuta oltre la "Cortina di ferro" - che comprensibilmente guarda alle future elezioni tedesche. Mi frullava in testa un divertissement: vedere nel cognome "Draghi" qualche cosa di evocativo di queste battaglie che l'ex Governatore della "Banca d'Italia" si trova oggi a combattere nel nome della moneta unica, l'euro, un simbolo stupefacente dell'unità europea. Simbolo che si trova assai concretamente nel cuore di tempeste speculative che si affollano, sotto diverse vesti, alle porte della cittadella fortificata dell'Unione europea, che rischia di essere rasa al suolo per divisioni proprie e attacchi altrui. Ero andato a vedere la densità del cognome Draghi e le sue varianti di vario genere e poi speravo che fosse proficuo il filone dell'etimologia della parola "drago". Ma - qui ve la riporto - non mi era sembrata degna di grande interesse: "Latino proveniente dal greco: latino dracōne (m) (nominativo drăco), dal greco drákōn -ontos 'serpente; drago', dalla stessa radice di dérkomai 'guardare' per via dello sguardo fisso e ritenuto paralizzante - panromanzo: francese dragon, occitano dragó, catalano tragó, spagnolo dragón, portoghese dragão, sardo dragòne, rumeno drac". Per cui, come spesso capita nel riflettere su che cosa scrivere nella speranza di non tediare i benevoli lettori, avevo accantonato l'idea. Poi, ieri sera, sul volo Lyon-Biarritz mi sono trovato fra le mani quello strano giornale - l'unico che esca in Francia la domenica, dove incredibilmente i quotidiani non escono in un giorno che dovrebbe essere di gran consumo - che è "Le Journal de Dimanche", che è in edicola solo la domenica. Il caso vuole che sia incappato in una rubrica intitolata "La clé des mots" di Jean-Louis Beaucarnot, presentato come «généalogiste et journaliste», che si occupa proprio di Mario Draghi con spunti che mi sarebbero sfuggiti. Scrive Beaucarnot: "Né a Rome en 1947, le président de la "Bce" a une identité au sens très fort, avec un prénom Mario - équivalent de notre Marius - porteur d'une référence à Mars, le dieu romain de la guerre, et un patronyme signifiant "dragon". Surtout fréquent en Lombardie, ce nom de famille ne désignait pas forcément une personne cruelle et belliqueuse. Il évoquait davantage le dragon des anciennes processions religieuses et l'homme portant la bannière qui représentait l'animal fabuleux, symbole des passions coupables et gardien des lieux interdits, que seuls les saints réussissaient à vaincre". Bello, dire, nel solco di "nomen omen". A me questa storia dei draghi - penso all'affresco del castello di Fénis con San Giorgio che ne uccide uno - è sempre piaciuta  e ricordo come mi avesse affascinato l'idea, assai fantasiosa ma simpatica, che questi dragoni medioevali davvero esistessero perché rare sopravvivenze di dinosauri rimasti sulla terra dopo la scomparsa di gran parte dei loro simili forse a causa di una collisione del nostro pianeta con un asteroide.  Ovvio, invece, che fossero creature maligne con uno sguardo magico e pernicioso dal valore meramente simbolico nelle numerose allegorie medioevali. Che cosa sia il male oggi combattuto da Draghi - nel portare idealmente l'effige del mostro nella processione contro la crisi - lo lascio al pensiero di ciascuno di voi. Molte e non banali possono essere le risposte possibili.