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20 set 2012

Gli appelli al dialogo...

di Luciano Caveri

E' un peccato, ma è comprensibile, che la "riunione-pranzo" di ieri a Brusson del gruppo consiliare dell'Union Valdôtaine sia assurta alle cronache per la discussione su chi diverrà presidente del Consiglio nei mesi che restano da qui alle elezioni regionali del 26 maggio prossimo. Intendiamoci: il tema era importante non tanto per il nome di chi sarà il presidente, ma per le modalità della scelta che è stata alla fine discussione sui generis perché - come detto dal capogruppo Diego Empereur che ha formulato la proposta - «ne avevamo già parlato io e il presidente Rollandin». Insomma: il Presidente gli aveva comunicato la scelta di cui è stato megafono. Punto e basta: scelta precotta. Lei, la giovane candidata, ha detto candidamente di non essersi proposta da sola «perché la scelta le appariva scontata». Mi pare che non ci sia altro da aggiungere se non quanto suonino singolari gli appelli al dialogo interno, quando forse basterebbe mandare un sms per dire cosa si sia deciso. Resta da capire cosa dirà l'Union al Popolo della Libertà che pretendeva la Presidenza e non l'ha avuta. Ora i pidiellini chiedono un nuovo "Patto di Legislatura" per per i sei mesi finali con dichiarazioni sui Comuni che dovrebbero risultare indigeste agli unionisti, ma soprattutto sperano in accordi stretti per politiche e regionali. Ieri tutti hanno detto che non se ne parla, ma i voti del PdL servono per la votazione che dicevo, per cui vedremo come verranno tenuti buoni... Ma il dato di ieri che invece è rimasto silente è un altro, e ne parlo perché ne ho molto scritto qui, e già si sono viste le conseguenze. Chiunque si troverà in Consiglio e chiunque si troverà a governare farà i conti con scenari di disponibilità finanziarie gravemente decrescenti - per le diverse "manovre Berlusconi-Monti" in via di peggioramento - che obbligheranno ad un cambio notevole dell'autonomia come concepita negli ultimi decenni. Questo dovrebbe essere davvero oggetto di dialogo per capire cosa fare di fronte ad un'autonomia che si impoverisce e si svuota, ma dialogare dipende dall'attitudine del tuo interlocutore che deve sapere come si fa a farlo. Questione di predisposizione, come si è visto a Brusson.