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09 set 2012

Riflessioni sulla Convenzione Alpina

di Luciano Caveri

La "Convenzione Alpina" è al centro di una discussione interessante in occasione dell'incontro dei Ministri dell'Ambiente dei Paesi membri che inizia oggi nel Cantone dei Grigioni, nel delizioso paesino di Poschiavo, da dove vi scrivo. Curiosamente l'appuntamento è stato inserito in una complessa "Settimana alpina" con tali e tanti incontri e dibattiti da far girar la testa. Ho visto nascere nel 1992 la Convenzione e i suoi Protocolli attuativi: la mia logica in Italia e nelle riunioni internazionali - compresa la mia presenza in questa occasione come osservatore - è stata per anni facile da riassumere. Ci provo di nuovo: la Convenzione riconosce a livello internazionale l'esistenza delle Alpi come entità territoriale e questo è stato utile ma ciò è avvenuto senza metterci una lira; l'accordo nasce poi come vizio originario in un filone ambientalistico vecchio perché risalente agli anni Ottanta con una contrapposizione "uomo-Natura"; intesa pilotata infine dai Ministeri e dalle Capitali senza tenere conto delle popolazioni alpine, cui la Convenzione è stata imposta dall'alto. Aggiungo che l'Unione europea, che pure accettò la Convenzione, poi se n'è del tutto disinteressata e quando nacque il fondo strutturale "Spazio Alpino" prese una strada per nulla coincidente. Per cui la Convenzione vivacchia e nasce ora con energia rinnovata l'idea della "macroregione alpina", come strategia europea finalmente fondata sul livello regionale e locale. La creatura stava bene di salute, se non che, nell'ultimo incontro a San Gallo, i leghisti presenti hanno strumentalizzato la riunione in una logica protestataria e antistatalista, che rischia di far finire tutto prima di aprire le complesse trattative a Bruxelles. Capisco che ognuno usa la stessa cosa per fini diversi, ma non bisogna rompere il giocattolo. Sono pensieri che cercherò di trasmettere ad un attore fondamentale, il Ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che come Direttore Generale ha visto nascere e ha partecipato a molte riunioni della Convenzione durante le quali familiarizzammo. La Presidenza italiana della Convenzione, che sta per cominciare anche basata sulla novità di un'intesa con le Regioni che la Valle d'Aosta ha già sottoscritto, sarà un'occasione unica per trasformare la Convenzione in qualche cosa a base davvero regionale e sposarla in parte con la strategia europea per una "macroregione alpina". Ci vuole più politica per le Alpi, sapendo che gli anni che verranno non saranno facili e la politica delle alleanze alpine può essere uno strumento straordinario di coesione. Io ci ho speso una parte della mia vita e mi piacerebbe che ci fossero progressi. Penso, tra l'altro, che sia ora di scrivere un nuovo libro su "La montagna e l'Europa": il vecchio è troppo datato.