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11 lug 2012

Tanto per sorridere

di Luciano Caveri

So di essere nato di otto mesi alle 20.10 del giorno di Natale  e che pesavo due chili e tre etti. Del mio percorso di neonato restano vecchie ma bellissime foto in bianco e nero dal battesimo in poi. Ho notizie per il resto vaghissime dei miei primi anni di vita e di quelle tappe del genere dentizione, linguaggio, primi passi. Penso che in una società con tanti bambini (giorni fa parlavo dell'attuale "piramide rovesciata": tanti vecchi, pochi giovani) in fondo ci fosse meno attenzione specifica e continuativa  per i neonati. La famiglia allargata era ben diversa da quella nucleare. Oggi, anche grazie alla maggior facilità di fotografie e filmati con l'uso di un semplice telefonino, al neonato è garantita maggior memoria di tutti i passaggi della crescita. Ci pensavo in questa settimana di vacanza con i miei figli nella quale uno dei divertissement sono stati i progressi linguistici del piccolo Alexis, che sta per giungere al diciannovesimo mese. Essendo che i suoi nonni sono entrambi morti, è apparso quanto meno singolare che fra le prime parole pronunciate fosse spuntato l'inaspettato termine «nonno» (tralascio una storiella piuttosto esoterica che piacerebbe agli spiritisti). In una rozza spiegazione genitoriale, i due scomparsi - Sandro ed Ernesto - sono stati geograficamente situati in cielo. Per cui ogni tanto il pargolo indica con un dito rivolto verso il cielo la collocazione del «nonno».  La vicenda è stata complicata da un'insana passione del piccolo per gli elicotteri, la cui apparizione in cielo è oggetto di grande agitazione e piacere sino alla scomparsa del velivolo, accompagnata dalla giusta annotazione «via!» perché se n'è andato e dal meno probabile «nanna» ad indicare che l'elicottero è sparito all'orizzonte perché è andato a dormire. L'elicottero, con il suo insieme contorto di vocali e consonanti, è stato semplificato in «cocco» e il fatto che i nonni siano in cielo dove spunta il «cocco» ha creato un'associazione di idee che lascia intendere che i progenitori siano finiti sull'elicottero. A complicare le cose ci ha pensato l'Antoniano di Bologna, perché nel compact disc dello "Zecchino d'Oro" risulta il celebre brano «Il coccodrillo come fa?», filastrocca sui versi degli animali. Al «cocco» inteso per "elicottero", ora si somma il «cocco» per "coccodrillo", cui - per creare una storia sempre più assurda - si aggiunge la scoperta, resa manifesta dall'urlo in spiaggia del venditore del «cocco bello!», del "cocco" ormai ter, inteso come il sapido frutto della palma. Di conseguenza la confusione è totale, essendo il "cocco" un animale-vegetale volante su cui viaggiano i nonni nel cielo. Più avanti nel tempo l'arcano si svelerà.