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01 giu 2012

La politica e le prospettive nell'UV

di Luciano Caveri

Sono sempre più convinto che in politica contino due elementi: l'entusiasmo dei giovani e l'esperienza degli adulti. Émile Chanoux negli anni decisivi del fascismo e mio zio Severino Caveri nel dopoguerra hanno condiviso un pensiero: far crescere le giovani generazioni con la certezza che la "valdostanità" vada coltivata. E per evitare che questo nostro senso identitario sia una caricatura del "grande nazionalismo" va inserito in un contesto ampio e profondo: in una cultura politica e in un'etica civile senza le quali tutto diventa quotidianità senza punti di riferimento. Anzi, il rischio è quello di perdere il senso della comunità e senza questo principio non ci sarebbe null'altro che il deserto delle idee. Il nostro sarebbe un gretto provincialismo, arroccato in difesa di qualche cosa che fu.

In questo senso, bisogna affrontare i cambiamenti e bisogna farlo con una politica rispettosa del pluralismo, che è una ricchezza  che determina confronto e arricchimento reciproco. Il "pensiero unico" è umiliante dell'intelligenza umana e per questo alla fine, benché imperfetta, la democrazia e il suo vasto senso del dialogo sono vincenti. Nella mia esperienza parlamentare in Italia e in Europa ho sempre ritenuto indispensabile, pur presentando le mie posizioni, capire e rispettare quelle dei miei interlocutori. Ciò consente una visione d'insieme e migliora di fatto le decisioni finali che devono essere assunte. La solitudine del comando può essere un esercizio molto pericoloso, perché è sempre meglio condividere in una comunità piccola che gioca sulla propria coesione un pezzo decisivo del proprio futuro. Questo deve valere anche nella vita interna dell'Union Valdôtaine. Se è vero, infatti, che deve è legittimo l'affermarsi di una leadership nel Movimento e in Regione, è altrettanto vero che i problemi politici vanno esaminati in discussioni vere da cui possano uscire le posizioni migliori possibili. A me hanno sempre preoccupato i silenzi in certe assemblee di partito perché sono un segno o di vuoto pneumatico o di timore d'esprimersi e anche l'eventuale combinarsi dei due fattori porta ad un risultato negativo. La forza della democrazia sta nella libertà d'opinione e nel coraggio delle proprie idee. Caratteristiche che non mancavano, dopo la Liberazione, ai padri fondatori dell'Union Valdôtaine e dell'autonomia speciale, qualunque fosse il loro riferimento. Oggi, in epoca di disimpegno e di astensionismo, bisogna reagire a certi conformismi o alla tentazione di delegare ogni scelta a noi eletti. Il collegamento con la realtà è proprio garantito dal Movimento, come cinghia di trasmissione fra la società valdostana e il livello politico. Di conseguenza il Movimento - nella sua centralità nel dibattito in Valle che è una pesante responsabilità - deve essere una fucina di proposte e di idee per gli eletti nel lavoro politico e amministrativo. Conosco le obiezioni: la rigidità delle strutture statutarie, le fragilità del sistema delle sezioni, la difficoltà di comunicare il lavoro svolto, il rischio di venir considerati come il potere costituito, la difficoltà di ricambio generazionale, la mancanza di strutture di studio e di approfondimento. Si tratta alla fine di porre rimedio ad ogni debolezza con un lavoro corale e coinvolgente. Un'orchestra ha i suoi solisti, ma a suonare devono essere tutti, se si vuole avere armonia e musica di qualità. Bella quella frase di Albert Einstein che diceva: "Mon idéal politique est l'idéal démocratique. Chacun doit être respecté en tant que personne, et personne ne doit être divinisé".