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04 mag 2012

Una legge senza soldi

di Luciano Caveri

Scadono oggi la richieste di finanziamento dei progetti per la tutela delle minoranze linguistiche storiche, come previsto dalla legge numero 482 del 15 dicembre 1999, applicativa di una norma costituzionale rimasta inanimata per mezzo secolo (articolo 6: "La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche"). Una legge che ho inseguito per anni, nel mio lavoro di deputato, e ho lavorato su ogni articolo dalla prima discussione in Commissione al voto d'aula e dunque sento la legge come una mia creatura. Il Ministero degli Affari regionali, annunciando il bando scriveva tempo fa: "Lo stanziamento complessivo per il 2012 ammonta a 1.823.496 euro. Di questi, 54.704 euro - ossia il tre per cento - sono destinati alle Amministrazioni statali, mentre la quota restante di 1.768.792 euro è destinata alle amministrazioni territoriali e locali. Sono dodici le minoranze linguistiche storiche (popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo) riconosciute sul territorio italiano". Fin qui, per un non addetto ai lavori, tutto potrebbe andare bene: peccato, invece, che nel 1999 lo stanziamento - già frutto di gran fatica nel suo reperimento - era stato di venti miliardi e mezzo di vecchie lire e oggi siamo crollati alla penosa situazione che grida vergogna. E dimostra che viviamo in uno Stato di cui non ci si deve fidare. La legge di tutela delle minoranze linguistiche storiche arrivò con un ritardo clamoroso e in certi passaggi - specie con la destra neofascista che minacciava ostruzionismo - dovetti sudare sette camicie per trovare soluzioni che non bloccassero, per l'ennesima volta, l'iter del provvedimento. Questa "pazienza di Giobbe" sortì alla fine la legge e poi la stressante parte applicativa. In quegli anni feci il giro d'Italia delle minoranze e quest'esperienza mi arricchì moltissimo e mi fece capire la varietà di situazione comunità per comunità. Da allora, nel nome del rigore della finanza pubblica, leitmotiv che sento da anni e che è stato oggetto di crescente drammatizzazione sino al quasi crash attuale, alle minoranze vengono ogni anno tagliati gli stanziamenti e questo, dove non ci sono forme d'autonomie speciale (finché dura...), vuol dire lasciare spazi d'intervento ridicoli. Vergogna, in spregio alla Costituzione!