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26 apr 2012

Nessuna paura della nostalgia

di Luciano Caveri

Noi della III B del liceo classico "Carlo Botta" di Ivrea eravamo una squadra in quella seconda parte degli anni Settanta in cui il caso ci fece ritrovare. Ragazze e ragazzi, una ventina, che crescevano assieme in quel passaggio cruciale in cui segui il cammino verso l'età adulta. Il nostro era un microcosmo in cui agivano compagnie, amicizie, insegnanti che ricordiamo sorridendo e crescevamo come funghi in un incrocio fatto di emozioni, sentimenti, paure, speranze, scoperte.  Un periodo unico e irripetibile: aveva perfettamente ragione chi - ma all'epoca non ci badavi - ti ammoniva sull'"attimo fuggente" e sulla necessità di avere consapevolezza di godersi i momenti e di centellinare il tempo poi velocissimo. Non era solo scuola per imparare, era una scuola di vita. Quel che colpisce dei "compagni di scuola" è che, malgrado le circostanze della vita che ti cambiamo e le trasformazioni del corpo con il passare degli anni, sono sempre loro, che sanno di te tante cose e tu di loro. E con loro sai riprendere, dopo pochi minuti, discorsi interrotti trentacinque anni prima con una naturalezza che non sai da dove venga, come se ci fosse qualcosa che ti ha segnato per sempre e ci fosse un pulsante che ti permette - in un istante - di riavvolgere la vita. La bacchetta magica ha agito, sere fa, in una cena di classe, premessa ad un incontro in cui "ci saremo tutti". E abbiamo per questo fatto l'elenco, tipo registro di classe, compresi quelli che non arrivarono fino alla Maturità e ognuno farà la sua parte di ricerca per "fare l'appello" e raccontarci, con i tanti che abbiamo perduto di vista, di cosa sia avvenuto fra allora e oggi. So che in queste "retrouvailles" c'è una vena di nostalgia, ma non bisogna averne paura.