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28 mar 2012

E' tornata la primavera

di Luciano Caveri

Ci sono dei pensieri stagionali, che come tali vanno rispettati, facendo parte della nostra natura più profonda. Siamo animali politici, come diceva Aristotele, ma sempre animali e le stagioni ("non ci sono più le mezze stagioni", compreso) le sentiamo addosso. Per dire: avrei potuto far finta di niente sul passaggio da inverno a primavera, ma il tema - nel cicaleccio quotidiano, cui compartecipo sempre volentieri, come gli uccellini sui rami in queste albe - è assai quotato. Se fa caldo è caldo, se fa freddo fa freddo, manco fossimo dei termometri. Se la stagione è avanti siamo contenti, ma come escludere una gelata che "bruci" gli alberi da frutto anzitempo fioriti e come fare con le "termiche" che, se per caso le togli, ti arriva la nevicata tardiva e ti blocca l'auto? Che la stagione crei qualche sconcerto, è confermato dalla celebre canzone di Loretta Goggi "Maledetta primavera", composta da Amerigo Cassella e Totò Savio, che animò il lontano 1981. Ricordo per la sua significatività la parte conclusiva del brano, che faceva: "Che importa se  per innamorarsi basta un'ora  che fretta c'era  maledetta primavera  che fretta c'era  lo sappiamo io e te  Na, na, na, na , na , na,  na, na, na, na, na, na,  maledetta primavera  na, na, na, na, na, na..."

Capisco di avervi colpito profondamente con questo fraseggio e perciò questo primo fine settimana di primavera non sarà più lo stesso per questo pensiero musical letterario.  Vi accompagni in più la circostanza che porta anche al cambio di ora - di cui gioisco per l'allungamento delle giornate - da solare a legale. E non chiedetemi perché ci ripetono di cambiare l'ora alle due di mattina della notte fra sabato e domenica, perché non l'ho mai capito. Ma mi fido e, non vedo... l'ora.