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23 mar 2012

Neonati in ammollo

di Luciano Caveri

Aspetti minori della vita quotidiana, a ben pensarci, diventano delle circostanze che riconciliano con la vita in questi tempi grami, quando è difficile tenere la bussola del buonumore. Eppure si sa quanto sia utile mantenerla - senza essere stolidi - per l'attraversamento del deserto in questi anni complicati in cui un mondo ostile bussa alle nostre porte. Così certi sprazzi di vita suonano come consolatori e magari si dimostrano, nel tempo che trascorre, dei déjà-vu di anni in cui avevo già dei bambini piccoli. Mi riferisco ai corsi di nuoto per neonati, che sono ormai un must della genitorialità, impegno sempre più di coppia con il passare delle generazioni. Inesistenti ai miei tempi, in assenza di piscine (ma io a sei mesi ero già immerso nel mare di Imperia), oggi mamme e papà - con nonni trepidanti nelle tribune del pubblico - non sfuggono ai corsi per piccolissimi. Opportunità straordinaria per i bebè, dotati in effetti di doti di acquaticità che poi svaniscono, rendendo più complesso l'approccio con l'acqua e con il nuoto. Quanta tenerezza, in questo mondo arido in cui ci troviamo, si concentra nelle vasche con padri e madri che si affannano agli ordini delle bagnine fra le filastrocche e le manovre in acqua. La sfera privata, cerchio concentrico più piccolo per il federalismo personalista, non è fatto di cose complicate, ma di gesti quotidiani che fondano la socialità e dunque la comunità, come i neonati in ammollo.