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24 gen 2012

L'euro, dieci anni fa

di Luciano Caveri

Dieci anni fa, di questi tempi, ci alfabetizzavamo con l'uso dell'euro, la nuova moneta europea. Io ero parlamentare europeo e dunque ho avuto il "privilegio istituzionale" di seguire gli ultimi passaggi che portarono a questa novità, così clamorosa da essere davvero - e nei nostri portafogli - il segno tangibile dell'integrazione europea. Ricordo che andai nelle scuole a far vedere la nuova moneta nei suoi diversi tagli e seguii la produzione dei tondini delle monetine nello stabilimento di Verrès. L'adesione dell'Italia fu fatta per il rotto della cuffia e con grandi sacrifici e chi oggi è rivendicativo, a posteriori, sul rapporto che allora venne fissato fra lira morente e euro nascente dovrebbe ricordare quanto rischiammo di restare "fuori dalla porta". Se rivendicazione ci deve essere riguarda semmai l'incapacità di controllare che qualcuno - e fu così in modo generalizzato - ne approfittasse per i rincari generalizzati che hanno così ridotto il nostro potere d'acquisto. L'euro, negli anni successivi, ci diede grandi soddisfazioni con periodi in cui sembrò davvero rivaleggiare con il dollaro. Poi la crisi ha picchiato duro e l'euro è diventato il capro espiatorio di chi, anche in Italia, dimentica cosa ci sarebbe capitato con la vecchia liretta e l'euro è vittima da tempo della vasta banda degli speculatori e oggi è davvero sotto assedio. Io penso che si debba tenere duro e non solo perché tornare indietro sarebbe folle, ma anche perché monete e banconote sono un segno: quello di un vecchio Continente che senza integrazione economica e politica sarebbe destinato alla disfatta.