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23 gen 2012

L "effetto Concordia"

di Luciano Caveri

Il naufragio della "Costa Concordia" è stato letto, anche in queste mie pagine, come una metafora dell'Italia. Una nave da crociera che si schianta contro gli scogli assume, infatti, una valenza esemplare di questa navigazione agitata della nostra vita quotidiana in un'Italia in cui il disagio cresce e decresce il senso del dovere. E questo ormai prescinde dalle posizioni politiche di appartenenza. Forse più che i "professori" bisognerebbe appellarsi ai "galantuomini" (vale anche al femminile!) di ogni schieramento politico. Lo dico avendo conosciuto, appunto a qualunque latitudine politica, persone che hanno un senso morale profondo e che affrontano i problemi con cognizione di causa e per il bene comune.

Il famoso capitano Francesco Schettino - che dovrebbe essere descritto dalla penna di un Dumas - ha finito per essere il ritratto ideale di chi non si assume mai le proprie responsabilità e calpesta i principi che dovrebbero uniformare ogni logica di comando. Anzi, dopo aver causato l'incidente per stupidità (il famoso "inchino"), vanta addirittura i meriti per aver evitato che la nave sprofondasse, avvicinandola alla costa dell'isola del Giglio. Siamo al ridicolo di chi pensa di essere eroe dopo aver causato i fatti. Confesso di aver conosciuto nella mia vita, anche in politica, molti che agiscono così: appiccano gli incendi scientemente per atteggiarsi poi a pompieri coraggiosi. Potrei citare un gran numero di dossier in cui, in una logica "causa-effetto", si sono fatti degli errori amministrativi e politici marchiani. Ma poi, con un recupero miracoloso, il politico che ha sbagliato passa addirittura per una persona meritevole di elogio semplicemente perché… ha fatto marcia indietro. Tutto ciò è reso possibile dalla scarsissima memoria dell'opinione pubblica che sembra talvolta vivere solo nel presente, dimenticandosi spesso e volentieri - e in parte fa comodo - dei fatti del passato. Mentre i fatti del passato sono sempre utili non solo per il meccanismo eventuale della ripetizione in futuro, quanto perché certi avvenimenti scolpiscono in modo esemplare pregi e difetti di ciascuno di noi. Ma l'oblio talvolta cala. Eppure la metafora della nave resta sempre azzeccata e anche nel bene. Penso ogni tanto alla nostra Valle ed alle sue dimensioni minuscole. Potremmo stare tutti in un grande stadio di calcio. In un mare procelloso, la nostra minuscola imbarcazione per stare a galla e seguire le proprie rotte deve obbligatoriamente prevedere coesione e condivisione. Ma queste due caratteristiche si ottengono solo se l'armonia esiste e non è frutto di chissà quale disciplina imposta. La democrazia resta un sistema imperfetto, perché talvolta rallenta i tempi di decisione oggi come non mai necessariamente rapidi. Ma non si può neppure pensare che le decisioni possano essere assunte senza confronti veri, imponendo delle volontà a detrimento del buonsenso. Altrimenti scatta l’"effetto Concordia" e siamo fritti.