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15 gen 2012

Il toccasana miracoloso

di Luciano Caveri

Vorrei segnalare, attorno al tema delle liberalizzazioni che domineranno in uno scenario di scontri a tutti i livelli le prossime settimane, un libro interessante di qualche mese fa. Si tratta del "Peut-on encore sauver l'Europe?" del bizzarro politico e scienziato francese ultrasettantenne Claude Allègre. Già Ministro con il Primo Ministro socialista Lionel Jospin ha "svoltato", spostandosi verso lo schieramento avverso, avvicinandosi a Nicolas Sarkozy ed è finito di conseguenza - e per l'ennesima volta nella sua vita - in mezzo alle polemiche, da cui pare oggettivamente attratto. Il libro è provocatorio e intelligente e punta il suo "j'accuse" contro gli eccessi nell'Unione europea della fascinazione della logica di mercato, che ha colpito - a suo avviso - a destra come a sinistra.  La pericolosità deriverebbe da un esaltazione del mercato in cui sono mancate regole precise e controlli efficaci, perché ci si fidava dei meccanismi automatici della "deregulation" e della libertà di un mercato che sarebbe in grado di funzionare da solo come i meccanismi di un orologio: «si afferma nelle istituzioni europee - osserva Allègre, ed io ne sono testimone negli ultimi dieci anni - una fiducia enorme nelle conseguenze della concorrenza nel nome di un mercato unico armonizzato che aveva fiducia circa nel ruolo sistema bancario e nei mercati finanziari con gli esiti evidenti e tristemente noti». «Così - dice l'autore - l'economia come scienza esatta e programmatrice sovrasta la politica e la morale». L'antica nozione di "servizio pubblico", secondo Allègre, «è stata sepolta nel nome del vero motore, il profitto, senza che il mercato sia giusto e regolato». Interessante, vero? Allègre ha sistematizzato dei pensieri che da anni mi frullano per la testa e che corrispondono a molti dei pensieri del federalismo personalista in cui credo e in cui esiste un ruolo cruciale della politica, oggi in Italia e in Europa ridotta ad una caricatura. Intendiamoci: io credo nel mercato, ma il caso italiano dimostra che certe privatizzazioni senza controlli hanno generato il ben visibile sistema privatizzato delle autostrade. Pensiamo alle posizioni dominanti - oligopoli in barba alla concorrenza - in settori come quello energetico o televisivo. I disastri nei comparti "finti liberalizzati" come poste e ferrovie. La liberalizzazione del commercio o dell'autotrasporto mostrano lati oscuri e anche apparenti successi come i settori aerei o la telefonia hanno dei contro.  Sembra in sostanza mancare - questo alla fine è il punto - una mano ferma della politica affinché la rete di obblighi, di regole e di controlli limiti gli eccessi del mercato senza scadere in un vieto e infruttuoso anticapitalismo, di cui è esatto e pericoloso contraltare l'idea che le liberalizzazioni siano da sole il toccasana miracoloso contro ogni male.