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11 gen 2012

L'asse con il Tirolo del Sud (Südtirol)

di Luciano Caveri

Ho sempre seguito con attenzione l'evolversi della situazione politica nel Tirolo del Sud. Non a caso dopo l’annessione all’Italia, avvenuta come "bottino di guerra" della Prima guerra mondiale, anche gli autonomisti valdostani dell’epoca ebbero consapevolezza che, pur nelle diversità, un "fil rouge" avrebbe legato noi e loro all’interno dello Stato italiano. Infatti nell’allora Regno d'Italia la piccola Valle d'Aosta francofona si trovò accomunata nella soluzione di diversi problemi con lo Stato centrale con un’altra ben più grande minoranza linguistica di lingua tedesca dall'altra parte delle Alpi. Il riconoscimento della specialità attraverso uno Statuto d'autonomia di rango costituzionale, pur nel diverso percorso durante il fascismo, fu un altro segno di affinità con il paradosso che per noi la soppressione della Provincia di Aosta e la nascita della Regione autonoma era un segno autonomistico, mentre per loro la Regione era una gabbia rispetto allo sviluppo della Provincia autonoma.

Nel dopoguerra, grazie alla "garanzia internazionale" dell'Austria, garanzia che noi non ottenemmo al tavolo di pace, la "provincializzazione" e il forte radicamento giuridico con le norme d'attuazione della loro specialità è stato un esempio interessante e stimolante. Se già legami politici esistettero in particolare negli anni "nascenti" delle rispettive autonomie, sono testimone e protagonista di quella forte collaborazione avvenuta nel lavoro parlamentare e nell'interscambio periodo fra gli esecutivi. Direi che ci accomuna anche una scelta di area moderata dell'autonomismo e una marcata scelta identitaria, pur con le differenze di storia e di evoluzione. Non che non ci siano state nelle rispettive comunità fugaci spinte in avanti, da loro certo più marcate, ma in generale la logica è stata quella di lavorare nelle istituzioni per governare le rispettive comunità. Il senso di responsabilità ha significato cercare accordi, condivisione e mettere la sordina sugli estremismi. Oggi è molto interessante come i sudtirolesi siano preoccupati in modo crescente per la deriva antiautonomista che si sta manifestando in questi anni. Come più volte ho scritto, lo straparlare di un federalismo di carta pesta non cela i periodici e sempre più violenti tentativi di soffocamento dell'unico barlume di federalismo che esista nelle istituzioni italiane, rappresentato dalle autonomie speciali, ciascuna con un diverso grado di successo. Il Governo Monti sembra da questo punto di vista aver seguito la traccia del Governo Berlusconi nel picchiare duro sulle autonomie speciali. Si segue una pubblicistica, incarnata dal giornalista Antonio Stella, che sembra riflettere il pensiero di certo leghismo con le "speciali" brutte, sporche e cattive, meritevoli solo di soppressione e di "fine dei privilegi". Una rappresentazione rozza e grottesca al limite del ridicolo, se non fosse che poi politici, costituzionalisti, autorità varie si sono fatti prendere da questa foga distruttiva. Così i sudtirolesi si sono messi oggi ad agitare due bandiere, ammainate da un certo periodo. La prima è la "garanzia internazionale", spiegando che se la logica revisionistica andrà avanti loro chiederanno all’Austria di intervenire pesantemente. La seconda è rappresentata dallo spettro di un referendum sull'autodeterminazione nella logica, che c'è poco da sbeffeggiare come fanno alcuni "italianisti", del «via da Roma». Penso che mai come in questo momento vada cercato un asse con i sudtirolesi (e anche con i trentini, che hanno sviluppato una loro via per l'autonomismo). E' un fatto dovuto per solidarietà e buonsenso in questa perigliosa situazione di passaggio.