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07 dic 2011

La danza della neve

di Luciano Caveri

"Sant'Ambrogio" - che si festeggia proprio oggi - era, ai miei tempi, la data d'inizio del turismo invernale. A Champoluc, mio luogo di vacanza sin da bambino, si incontravano gli amici milanesi, puntuali per inizio stagione in occasione dei finesettimana, diversamente combinati secondo l'allocazione della data, resi possibili dalla festività in occasione del loro santo patrono (festività, tra l'altro, che dal prossimo anno sparirà, restando solo festività religiosa). Quest'anno la collocazione del Santo sul calendario era particolarmente interessante e lo smog che grava sulla capitale lombarda aveva portato anche al blocco del traffico e alla chiusura delle scuole il venerdì e il sabato, creando un lunghissimo ponte. Tutti elementi utili per il lancio della nostra stagione dello sci e invece, purtroppo, ci ha messo lo zampino la mancanza di neve e mentre scrivo, guardando il "tempo da neve" fra l'Emilius e Pila mi auguro davvero che le nevicate arrivino o che almeno le temperature diano il via all'innevamento artificiale.

Il turismo della neve ha cambiato l'alta montagna. Specie nel dopoguerra, quando lentamente la vacanza è diventata un fenomeno di massa e gli impianti a fune hanno cominciato a risalire le nostre montagne, ci siamo trovati di fronte ad un cambiamento profondo di questa parte di società alpina. L'inverno da maledizione di una vita grama soggetta al cattivo tempo è diventato, grazie agli sport della neve, il periodo d'oro e le testate di Valle, quelle più baciate dalla diffusione dello sci, hanno visto enormi trasformazioni sociali ed urbanistiche. Naturalmente sappiamo bene che non è tutto oro quel che luccica. Sono stato testimone di quel cambiamento climatico che ci ha portati dalle "neiges d'antan" a situazioni di penuria di neve con inverni avari di precipitazioni e la necessità di dotarsi di sistemi di innevamento programmato anche a quote impensabili. Oggi, sapendo che la tendenza è quella di aumenti di temperatura sulle Alpi e di crisi nera dei ghiacciai alpini, si è alla ricerca di nuovi equlibri per il turismo del futuro. Ho sempre condiviso lo slogan "non solo neve", ma ho sempre colto una qual certa ingenuità nel ritenere che sia facilmente intecambiabile lo sci con altre attività attrattive. Lo sci resta lo sci ed è la ragione principale di attrattività della montagna invernale, per cui benissimo ogni tipo di diversificazione dell'offerta, ma alla fine la "danza della neve" risulta necessaria per avere stagioni turistiche invernali davvero redditizie.