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30 nov 2011

La libertà d'espressione

di Luciano Caveri

Mi capita spesso di suggerire, perché è una lettura più facile e interessante di quel che sembri, di leggere il nostro Statuto d'autonomia e la Costituzione. Quel che colpisce e la capacità di sintesi e la chiarezza dei testi, che mostrano di come nella brevità si possano dire tante cose. Rispetto al linguaggio barocco dei Parlamenti successivi, con una deriva negli anni seguenti con una legislazione contorta e spesso scientemente incomprensibile, dai padri costituenti arriva una lezione non solo di correttezza linguistica formale, ma di una capacità sostanziale su materie che fanno tremare i polsi. In questi giorni, ad esempio, mi è particolarmente cara la libertà d'espressione. Un principio cui ho cercato di attenermi nella mia vita e che penso si veda anche in questo blog. Un esercizio che è come una ginnastica intellettuale contro chi - e sono tanti - ama il conformismo e ci si adegua e contro chi si arrabbia per scomode verità e vorrebbe il silenzio di chi le dice. Trattasi di forme più o meno blande di censura. Un giorno vi racconterò di come certi miei post e non solo siano stati considerati un "caso politico". Ecco perché fra i diversi articoli della Costituzione mi piace quel famoso primo comma dell'articolo 21, che andrebbe esposto con un cartello nelle redazioni e in tutti i luoghi in cui avviene una produzione intellettuale: "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". Così come a rendere liberi da ogni condizionamento gli eletti al Consiglio Valle opera per i consiglieri regionali quell'articolo 24, norma di rango costituzionale, del nostro Statuto d'autonomia: "i consiglieri regionali non possono essere perseguiti per le opinioni espresse o i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni". Dopo il fascismo e la compressione delle libertà sotto diverse forme, era necessario esprimerlo con chiarezza e quel fil rouge garantista arriva sino ai giorni nostri.