Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
10 nov 2011

Chissà cosa avverrà

di Luciano Caveri

Silvio Berlusconi non ha più la maggioranza alla Camera. Fossimo in un Paese normale si scriverebbe senza dubbio una cosa del genere: "si è chiuso così un ventennio di presenza del Cavaliere nella politica italiana". E si aggiungerebbe anche: "è uscito di scena nel peggiore dei modi e lo avrebbe potuto fare qualche mese fa o persino qualche ora fa, ottenendo come avveniva dopo una battaglia l'"onore delle armi", mentre così non sarà". La filosofia "resistere, resistere, resistere" è stata davvero la "linea Maginot" di un uomo stanco e invecchiato, che sembrava nelle ultime uscite pubbliche non rendersi conto della situazione e neppure erano riusciti a scuoterlo quei fedelissimi che solo alla fine, prendendo il coraggio a due mani, gli avevano spiegato le molte ragioni che lo dovevano spingere a farsi da parte. Messaggio non ricevuto e ora il voto pesa, ma peserà davvero? Non ho doti da chiromante e non so dire con certezza che cosa avverrà ora: se ci saranno le elezioni anticipate con un anno d'anticipo, se avremo un Governo istituzionale o un Esecutivo tecnico. Entro poco, tuttavia, lo sapremo. Penso che l'occasione sarà proficua per capire che cosa, al di là dello stesso Berlusconi, non funzioni più nella politica e nelle istituzioni italiane. Non è una malattia esplosa ora e d'improvviso, ma è la Repubblica, nelle sue fondamenta, che va ripensata e non basta un "maquillage" per cambiare il volto di un disegno costituzionale che ha dimostrato pecche e falle in ogni epoca dal dopoguerra ad oggi. I fatti così come si sono svolti dimostrano che chi aveva ammonito - e rivendico fieramente questa posizione esposta alla luce del sole - nell'ambito dell'Union Valdôtaine di stare distanti dall'agonia del berlusconismo aveva ragione, anche se certe profezie erano dispiaciute a Palazzo e alla cinghie di trasmissione che portano in Avenue des Maquisards. Ci sarà da questo punto di vista il tentativo di mettere la sordina su certi "embrassons-nous", accumulatisi nel tempo, forse confidando nella scarsa memoria di una parte di valdostani. Per quel che mi riguarda, l'errore politico c'è stato ed è stato grossolano, pur "benedetto" da votazioni plebiscitarie di un popolo unionista che magari mugugnava in privato ma non voleva esporsi in pubblico. La democrazia, invece, non consente il silenzio, che è complicità e omissione o addirittura, in questa fase disgraziata del berlusconismo rantolante, siamo stati di fronte ad attitudini collaborazioniste. Ci sono stati dirigenti unionisti più berlusconiani dei berlusconiani, facendo dell'autonomismo valdostano - sobrio e serio - una specie di caricatura, come dei maggiordomi pronti ad accorrere. Che suoni come un ammonimento questa caduta di stile che nella sostanza ha indebolito l'autonomismo storico, che prevede da sempre la necessità di alleanze, ma esclude genuflessioni.