Capire gli "indignados"
Sinora non ho scritto degli "indignados", il movimento politico "anti sistema" che dalla Spagna si è diffuso e che sabato ha avuto il suo culmine in una manifestazione contemporanea in molte città del mondo. Compresa Roma, dove purtroppo le azioni violente di gruppi organizzati hanno rovinato tutto a dispetto della maggioranza pacifica.
Non ne ho parlato sinora né per omissione né per disinteresse, ma perché non riesco a capirne la portata reale. Nel senso che questo movimento incanala una protesta motivata dal degrado e dalle storture di un sistema economico-finanziario e dall'inadeguatezza della politica a fornire risposte rapide e convincenti di fronte alla crisi. E sin qui ci siamo: che ci sia una rabbia crescente per tagli, sacrifici, incertezze è ovvio e questo pesa in particolare sulle giovani generazioni che stentano a trovare un lavoro e che hanno un orizzonte di vita scuro e pieno di paure. Ho annotato più volte questa realtà. E la Valle non è al riparo in una logica globalizzata e in un'Italia dove le cose non vanno ed è inutile aggiungere spiegazioni sul punto.
Mi sembra che questa parte di critica, pur talvolta ingenua e schematica, ci stia tutta, quel che manca, per ora, è una proposta reale che non sia giocata solo su affermazioni ideologiche e slogan destinati a spegnersi.
Magari mi sbaglio e chissà quali novità arriveranno, che stento a vedere. Sarei lieto di essere stupito.
Anche la Valle ha alcuni aderenti agli "indignados". Sono più sereno nel giudizio: nel nostro caso nulla di nuovo, essendo la ben nota area a sinistra della sinistra. Basta leggere i nomi e si capisce. Lo dico con rispetto, naturalmente, ma di novità non ce ne sono, essendo i soliti noti - "antagonisti" per scelta politica o per carattere - che inseguono un fenomeno nato altrove e che lo cavalcano alla ricerca di spazi.
- luciano's blog
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Commenti
Io separerei...
gli indignati dagli "spaccatutto" a prescindere.
Secondo me con la scomparsa dello spauracchio socialcomunista (che non attira più le masse di lavoratori) dal campo politico il "capitale" (come lo definisce Marx) si sta riprendendo ciò che con la paura aveva concesso in questi ultimi cinquant'anni, ovvero le conquiste sociali.
il mercato ha l'unico interesse nel profitto e, in un mercato globalizzato, non è importante mantenere produttiva e "felice" una determinata area geografica (Europa e America) perché la produzione può essere delocalizzata altrove, come anche il mercato.
Fosse per me rimetterei i dazi e le frontiere extra UE e diritti e salari comuni in tutta Europa, perché onestamente a me che la Cina ed altri Paesi, possano fare dumping producendo a prezzi mille volte minori, perché se ne "sbatte" dei diritti dei lavoratori, non sta bene.
Twitter...
ho discusso, in 140 caratteri, con un tizio che continuava a dirmi che mi fermavo ai fatti violenti e non ai motivi che li spingono a fare danni.
L'ho invitato ad adurmi, ma mi ha detto che devo iniziare a fare politica (sic!).
Andrò a qualche riunione vestito di nero, munito di estintore, sanpietrini e mazze ferrate... ma per fare tutela del territorio mi porto anche una "Reina" furiosa!
A fianco...
nel "Calepin" tratto di questo!