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18 ott 2011

E se la Valle perdesse i fondi strutturali?

di Luciano Caveri

Sono molte le "dietrologie" che si fanno qui a Bruxelles attorno alle dichiarazioni del Ministro degli Esteri, Franco Frattini, contro l'asse franco-tedesco all'indomani dell'ennesimo incontro fra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Stupiscono due aspetti: il primo è che a polemizzare, invocando una discussione a ventisette, cioè di tutti i Paesi membri, senza Paesi di "serie A" e di "serie B", sia stato Franco Frattini, che è uno dei pochi politici italiani che conosce l'Unione europea, essendo stato anche Commissario. Solitamente equilibrato, questa volta è stato stranamente aggressivo in una dichiarazione che arriva a commento di una strategia in coppia Berlino-Parigi consolidata da anni. Il secondo aspetto è proprio la scelta dei tempi: l'Italia, per non finire male, avrà bisogno dell'aiuto della "coppia" Merkel-Sarkozy, che sono "decisori" di fatto, al di là dei problemi diplomatici. La tesi principale sui perché della sortita di Frattini è che pare crescere in Europa la scelta di legare futuri aiuti ad un cambio di leadership italiana e dunque queste dichiarazioni sarebbero preventive rispetto ad una richiesta che si indirizza in modo mirato contro Silvio Berlusconi e questo avrebbe fatto saltare ogni cautela in Frattini. Fantasie? Non credo. Anzi, sarebbe bene discuterne e sappiate che questa situazione anche rispetto alla Valle d'Aosta, "incatenata" al degrado italiano, è foriera di cattive notizie. Un esempio concreto: nel fissare le linee direttrici della futura "politica regionale", ma con automatica estensione a politiche settoriali come quella agricola, l''Unione europea prevede un meccanismo semplice e brutale. I Paesi indisciplinati nella politica di bilancio perderanno i fondi strutturali senza eccezione alcuna.  Il rischio per la Valle, disciplinata e corretta nell'uso dei fondi, sempre più utili in epoca di "vacche magre", è di trovarsi privata di questo fiume di denaro europeo nel prossimo periodo di programmazione "2014 - 2020". Sarebbe una botta terribile e la possibilità nefasta è illuminante della necessità di riflettere sulla credibilità italiana in Europa, ormai ridotta al lumicino.