Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
14 set 2011

La "fuga"

di Luciano Caveri

Non so se capita solo a me, ma è un periodo in cui trovo molte persone sfiduciate che mi dicono: «se potessi, lo giuro, me ne andrei». E poi, come in uno sfogo nutrito di sogni, immaginano di fuggire chissà dove per ritrovare la serenità che hanno perduto in questo periodo pieno di assilli e di preoccupazioni. E' un pensiero di evasione innocuo che fa compagnia. Tanto che, per non farci mancare niente, c'è pure chi ha creato questo sito, che offre idee e suggestioni a chi vorrebbe mandare tutti al diavolo e ripartire altrove con una nuova vita. Mi vien da pensare a quel mio amico di Pont-Saint-Martin che tanti anni fa sparì, lasciando moglie e due figli. Il padre venne da me, che ero deputato, e mi disse: «temo che sia scappato nella Legione Straniera». Io ingenuamente scrissi in Francia, nel paese vicino a Marsiglia che ospita il comando, per sapere se così fosse e il comandante della Légion mi rispose educatamente che chi viene arruolato cambia la sua identità e dunque non poteva dirmi nulla. Tempo dopo, fu lo "scomparso" a dare la conferma alla famiglia di essere davvero lì e negli anni successivi so che è stato sui principali scenari di guerra. Ora non so dove sia e credo che sarebbe bello il racconto di questa sua avventura. Conoscendolo benissimo da ragazzo, libertario e "gauchiste", mai e poi mai avrei pensato che avrebbe scelto - in una discontinuità da choc - la vita militare più rude. Le fantasie più praticate sono, invece, luoghi lontani di una Sudamerica immaginaria o di un'isola tropicale alla Robinson Crusoe. Scriveva la poetessa Emily Dickinson: "Quando sento la parola "fuga" il mio sangue scorre più veloce, sorge in me improvvisa la speranza e son pronta a volare". Peccato che passò quasi tutta la sua vita chiusa in casa...