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07 set 2011

Ennemi de la Vallée d'Aoste

di Luciano Caveri

Penso che il 7 settembre, "Festa della Valle d'Aosta", oltre alla onorificenza di "Ami de la Vallée d'Aoste", dovremmo anche  conferire il titolo di "Ennemi de la Vallée d'Aoste". Quest'anno - chi lo avrebbe mai detto? - il titolo dovrebbe andare per acclamazione all'esponente del Partito Democratico, Giuseppe Fioroni, presidente del "Forum Welfare" (chissà cos'è!) del movimento. Questa la frase virgolettata che ieri sera l'Ansa ci ha regalato, direttamente all'apertura della Festa democratica ad Empoli: «dobbiamo assolutamente riflettere non solo sull'abolizione o meno delle Province, ma anche riguardo le Regioni. Se la Germania pensa davvero di accorpare i Land, noi dobbiamo chiederci: ci possiamo permette il lusso di avere ancora Molise, Basilicata, Umbria, Valle d'Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano?'». Conosco bene Fioroni, medico viterbese, mio coetaneo, di cui sono stato collega alla Camera. Con aria curiale e una simpatia ciociara, è sempre stato e rimasto un "democristiano" nella sua carriera (immagino che per lui sia un complimento), che lo ha portato in passato a diventare Ministro della Pubblica Istruzione. In questa veste nel 2007 firmò l'accordo con il collega francese Xavier Darcos sulla doppia maturità italo-francese ("Esabac") e partecipai alla cerimonia per l'interesse ed il ruolo della Valle nel progetto. Il suo autogol in una sola frase indigna ma non stupisce. Quello espresso nella frase è un pensiero assai diffuso a destra come a sinistra in Italia.  In fondo meglio chi dice quel che pensa, piuttosto che i tanti "finti amici" che ci fanno davanti la faccia bella e non vedono, invece, l'ora di vederci sparire come entità politica e amministrativa. Penso che sfugga loro che cosa potrebbe capitare se qualcuno ci pensasse davvero. Questo dimostra, per l'ennesima volta, il perché, in questa fase storica, la posizione autonomista deve essere pura come acqua di fonte e evitare inquinamenti per colpa degli uni o degli altri, compresi gli autonomisti (e federalisti) d'accatto e di pura facciata. In attesa di capire dove andrà la politica italiana, bisognerebbe in questa fase restare ben fermi sul "ni droite, ni gauche". Meglio soli che male accompagnati.