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31 ago 2011

Non bastano le sole petizioni

di Luciano Caveri

Il Partito Democratico anche in Valle raccoglie le firme per la sopravvivenza delle festività civili, che sono in ordine cronologico il 25 aprile (Festa della Liberazione), il 1 maggio (Festa del Lavoro) ed il 2 giugno (Festa della Repubblica): Scrivono alcune personalità di cui potete leggere i nomi e le esatte motivazioni, inserite in un apposito quadro storico, su uno specifico sito web: "(…) è un colpo molto duro inferto al già precario equilibrio simbolico su cui si regge l’identità della Repubblica. Noi, benché convinti che atti di sobrietà e di austerità siano inevitabili, dati i tempi calamitosi in cui viviamo, riteniamo che l'abolizione delle festività del 25 aprile, del Primo maggio e del 2 giugno produca gravi conseguenze sia sul piano della coesione civile, sia sulla produttività della società italiana, a forte vocazione turistica e culturale. Non si comprende, in particolare, perché la questione non abbia riguardato l'intero assetto dei giorni festivi del nostro Paese, escludendo a priori quelli religiosi e quindi prevedendo, se del caso, una temporanea sospensione degli effetti del Concordato, da definire con la Santa Sede. E' infatti importante trattare gli spazi di festa collettiva non solo come occasioni di riposo o di svago, ma come espressione di una sensibilità comune verso temi, figure eventi della tradizione, laica o religiosa che sia. Di qui l'esigenza di un ragionamento intellettualmente onesto, che non sia solo l'esito involontario dello zelo di qualche anonimo tecnico economico ministeriale. Non si può, del resto, non rilevare come - sul piano politico-istituzionale - lo spostare alla domenica successiva la celebrazione della sconfitta del fascismo, della nascita della Repubblica e di quel lavoro che la Costituzione pone a fondamento dell'Italia costituisca, di fatto, la negazione di quel patriottismo costituzionale e di quella idea di democrazia sociale su cui si è costruita e sviluppata la miglior storia della nostra Repubblica". Con tutta franchezza sull'"intellettualmente onesto" bisogna intendersi e lo dico pensando che basterebbero i danni al turismo, prima di ogni altra considerazione "patriottica", a sconsigliare la manovra su queste festività. Chi, come chi vi scrive, ha sempre celebrato in vario modo il 25 aprile e si è trovato di fronte ad un continuo e crescente oblio sul significato della giornata. Per non dire del 1° maggio, ormai noto per il "concertone" a Roma, mentre il 2 giugno appartiene a quelle festività che hanno perso, se mai l'hanno avuto, un riconoscimento popolare. Vero è che questa vale, per la gran parte degli italiani che sono cattolici ma non praticanti, rispetto anche alle feste "concordatarie", ma il ragionamento è sempre lo stesso. Come santificare, anche laicamente, certe feste? Non credo che le petizioni modifichino la realtà...