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24 ago 2011

Faccia da evasore

di Luciano Caveri

Lo spot televisivo "statale" per mettere alla berlina la figura dell'"evasore fiscale", raffigurato come una specie di parassita, in coda ad un elenco di parassiti "veri", suppongo avesse lo scopo voluto di impressionare. Il viso dell’evasore fiscale, in un solco lombrosiano in cui le fattezze del viso sarebbero in grado di mostrare la propensione a delinquere, è quello di un giovanotto dalle orecchie un po' a punta e con la barba lunga. Chissà con quale logica visto che l'evasore forse, nell'immaginario, ha più le fattezze di un "cumenda" attempato, di un giovane manager "glamour", di un professionista "fighetto", di un ruvido idraulico o magari di un commerciante rubizzo. Quello scelto, alla fine, sembra più un giovane camorrista o uno della narcotici che si deve infiltrate da qualche parte. Scelte della pubblicità, che finiscono per rendere l'"idealtipo" di chi froda il Fisco differente dalla realtà, che è quella invece assai triste da constatare della normalità più assoluta. Forse il prototipo dell’evasore doveva essere quello che è, talmente normale da essere "senza volto". Certo che – come ho già avuto di dire e tocca ripeterlo, dopo la batosta annunciata dalla Finanziaria ferragostana – "girano" e come "girano" a pensare che chi ha il prelievo alla fonte dei propri redditi si trova sempre e regolarmente ad essere strizzato in un'Italia dove la tassazione ha livelli folli. Mentre chi evade trova sempre il modo di destreggiarsi fra leggi e leggine, facendo fesso lo Stato (nel nostro caso, visto il riparto fiscale, fregando la nostra Regione autonoma ed è pure peggio!) e tutti quelli che pagano le tasse con triste e "imposta" (qui nel significato di imporre, ma vuol anche dire tassazione...) regolarità.