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21 ago 2011

Il pericolo sulle strade

di Luciano Caveri

Non ho una conoscenza tale del diritto penale per capire se sia davvero necessario, come ha detto ieri il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni (ma lo aveva già fatto il sindaco di Firenze, Matteo Renzi), l'inserimento di un nuovo reato, "omicidio stradale", per punire chi, in modo crescente, uccide delle persone sulle strade. Certo è che la storia dell'albanese che ha fatto contromano una trentina di chilometri in autostrada, rientrando ubriaco all'alba da una festa sul mare, uccidendo nell'alessandrino quattro turisti francesi - in un terribile frontale cui sono sfuggite decine di altre auto in transito, in una sorta di tremenda "roulette russa" - ha riportato il tema in prima pagina. Non tanto per la dinamica, per me davvero incredibile, di qualcuno che viaggia per un percorso così lungo contromano, quanto perché l'assassino (perché di questo si tratta) non è al momento stato arrestato. In Francia questa vicenda che ha visto protagonista questo "chauffard" (come si dice in francese) ha colpito moltissimo l'opinione pubblica, che è rimasta incredula sul fatto che l'automobilista non sia finito in galera, cosa che sarebbe avvenuta di certo Oltralpe, dove da tempo si discute dell'aumento di incidenti stradali mortali con un forte "giro di vite". Io viaggio molto in auto e cerco di farlo con prudenza e sono quotidianamente testimone di persone sconsiderate che scambiano le strade per un autodromo. Non è solo un fatto repressivo, ma anche di educazione alla guida. Abitando di fronte alla strada statale, vedo ogni giorno automobilisti o motociclisti che passano a velocità folle, come se si trattasse di una vera e propria gara. Ma davvero non pensano ai rischi per loro e per gli altri?