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18 ago 2011

Tagli, tagli, tagli

di Luciano Caveri

La Finanziaria dell’estate 2011 si occupa dei "tagli" agli eletti. Lo fa sotto due profili: il primo, pur incostituzionale, immaginando una calo del numero degli eletti nei Consigli regionali e di conseguenza nelle Giunte, il secondo fissando un numero di mille abitanti come soglia al di sotto della quale far scattare accorpamenti obbligatori con i Comuni viciniori. Visto il vivo interesse che queste imposizioni arbitrarie hanno suscitato, vorrei qui fare qualche osservazione. Partendo da un assunto: abbiamo competenza esclusiva su entrambe le materie e nessuno può imporci niente. Come atteggiamento psicologico, senza farci troppo condizionare dall'esterno, ricordiamo che questa storia dell'abolizione dei "piccoli" può essere una facile semplificazione da guardare con sospetto quando si è una minuscola Regione autonoma come la nostra. A buon intenditor... Cominciamo dal taglio al Consiglio Valle, Assemblea che ha – per Statuto – trentacinque consiglieri eletti, numero fermo alla previsione del Costituente. Erano solo venticinque nel Consiglio Valle che aveva preceduto lo Statuto, dove il Presidente della Regione presiedeva anche il Consiglio. Si può tagliare? Credo che lo si possa fare (non scendendo a venti, come ipotizza lo Stato!) se, a catena, si diminuiscono anche i membri dei Consigli comunali per evitare il paradosso di un Consiglio regionale troppo piccolo rispetto agli organi elettivi degli Enti locali. Il numero degli assessori regionali è variato nel tempo: oggi è salito a otto più il Presidente (con un assessore tecnico che, di fatto, aumenta il numero complessivo), ma un eventuale taglio non cambierebbe l'operatività del Governo, ma vale lo stesso discorso per i Comuni, che hanno avuto tendenza ad aumentare i propri assessori. Sulle Comunità montane, con l'attuale ripartizione territoriale assai bizzarra, il mio pensiero è noto: meglio accordi forti e non sempre volontaristici sui servizi fatti diversamente e dunque un'eventuale soppressione non crea problemi. Sul "taglio" ai Comuni si cammina sulle uova e si rischia una grande impopolarità e si tratta - ribadiamolo - di un responsabilità gravante sul legislatore regionale. Non sempre si tratta di campanilismo allo stato puro, ma anche della preoccupazione che i più grandi si mangino i più piccoli,