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04 ago 2011

Viva le montagne!

di Luciano Caveri

Mi venivano in mente, in questi giorni, meravigliosi momenti di gite in montagna, invidioso dei miei figli più grandi in giro per rifugi fra Cervino e Monte Rosa sull'Alta Via. Sono contento di aver trasmesso loro l'idea che l'estate non è tale senza qualche giorno lungo i nostri sentieri. Ho dei flash di quando ero piccolissimo e sui sentieri di Pila mi sentivo raccontare la balla che si racconta ai bambini: «siam quasi arrivati...», classico per tener buoni i più piccoli. O da ragazzino il campeggio vicino a Cunéaz in Val d'Ayas, con un freddo cane la notte, con l'invenzione geniale per scaldarsi di uno stoppino incendiato dentro una bottiglia di alcol: praticamente una molotov! E da ragazzo, con le amiche gressonare che camminavano in salita come dei "4x4", con la borraccia riempita di "Negroni" per darsi un tono. E qualche anno dopo, per un anniversario dell'Union Valdôtaine, in cima al Castore, che con i suoi 4.228 metri è la montagna più alta che abbia mai salito. O quella volta giù a rompicollo verso il fondovalle dalla festa del Col du Mont in Valgrisenche sotto un temporale da tregenda che mi inzuppò fino al midollo. Attimi di grande vitalità, come figurine di un immaginario "album Panini", che raccontano di come sia bella, varia, sfaccettata, multicolore la montagna o, come bisognerebbe dire, nella logica "plurielle", le montagne. Che sono come le persone: dalle diverse fattezze e caratteri e, d'altra parte, una visione antropomorfa della natura - e delle montagne - è insita nel nostro pensiero. Ne ho parlato in diverse occasioni della montagna con un "professore" della materia come Reinhold Messner (con cui siamo stati assieme al Parlamento europeo), il primo alpinista ad aver conquistato tutti gli "ottomila". Grande affabulatore, era simpatico a sdrammatizzare la montagna dell'estremo che incarna ricordando, dopo mille rischi in quota di essersi fratturato una gamba scavalcando il muro di cinta del suo castello Juval e di aver temuto, rientrando dalle sue imprese più ardite, di scivolare in qualche laghetto di montagna e di annegare perché non sa nuotare!