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17 lug 2011

Un'estate cupa

di Luciano Caveri

"Uno dei sintomi dell'arrivo di un esaurimento nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente importante. Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro". Condivido da sempre questa frase di Bertrand Russel, che chiude - in chiave contemporanea - la disputa millenaria fra "ozio" e "negozio", spazzata appunto via dalle vacanze di massa. Chi dice che non va mai in vacanza - neppure piccola piccola - ormai vive in una dimensione illogica, a meno che si tratti solo di snobismo. Forse rispetto al passato esiste una sola grande differenza: il telefono una volta era problematico in certe zone e usato con parsimonia. Più di recente potevi vederti recapitare un fax in camera. Ora, purtroppo, il telefono ce lo hai con te, assieme a e-mail, sms e lettura delle agenzie.  Un comodo disastro per cui oggi il relax era incrinato dalle notizie sulla Borsa italiana a picco (non ho investimenti particolari, giusto qualche migliaia di euro o forse li avevo) e sul ciclone che si sta abbattendo su economia e finanza italiane. Non si nasconde lo sporco sotto il tappeto e se la speculazione ci attacca, essendo avvoltoi, è perché ci vedono malridotti. Sarebbe bene che, a questo punto, al di là della Finanziaria, si riflettesse sulla politica e mi rifaccio a cosa già scritto da poco e tante volte in passato. Vedere i miei figli spensierati in queste ore di vacanza mi apre il cuore, ma poi il cuore mi si stringe per il contesto cupo a dispetto dell'estate.