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16 lug 2011

Repetita iuvant

di Luciano Caveri

Il mare agitato della politica italiana, con il susseguirsi di inchieste giudiziarie di vario genere e di scandali avvilenti e talvolta grotteschi, obbliga a scegliere qualche punto di riferimento per non vivere perennemente costernati. Vorrei indicare alcuni capisaldi, che consentano appunto di orientarsi, anche perché "repetita iuvant". Il primo resta l'onestà personale, come precondizione. Credo che le persone ragionevoli ne abbiano le tasche piene del malaffare e di immaginare che dietro la scelta della "soluzione A" o "B" non ci sia il bene comune ma l'arricchimento personale. Questo crea comitati d'affari. Secondo: la politica è fatta anche di progetti e speranze. Chi pensa che tutto sia in vendita, comprese le proprie idee, per interessi vari, vuol dire che scambia il business con il mandato elettivo. Faccia un altro lavoro. Terza considerazione: la rappresentanza politica va affidata a persone preparate e competenti. L'idea che i fessi obbedienti o gli yes-men (persone servili e accondiscendenti) siano la migliore soluzione è spaventoso. Meglio più teste che si confrontino. Capisco che quando si scrivono certe cose, il rischio è quello adombrato da Norberto Bobbio: "se volete far tacere il cittadino che protesta, che ha ancora la capacità di indignarsi, dite che fa del moralismo". Oppure come non evocare la celebre frase di Charles de Gaulle: "la politique, quand elle est un art et un service, non point une exploitation, c'est une action pour un idéal à travers des réalités".