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01 giu 2011

Aspettando i cambiamenti

di Luciano Caveri

Il "siparietto", ieri a Deauville durante il "G8", di Silvio Berlusconi si commenta da solo. Il Presidente del Consiglio, in assenza di colloqui bilaterali (gli Stati Uniti non glielo avrebbero proprio concesso) e questo la dice lunga sull'isolamento internazionale dell'Italia, ha tentato un breve dialogo - rivelatosi un monologo - con il Presidente americano Barack Obama sulla «quasi dittatura» dei giudici di sinistra in Italia. Un riferimento che in quella sede c'entrava come i cavoli a merenda e la reazione silente del suo interlocutore - con una faccia imbarazzata da manuale di mimica facciale - non ha bisogno di commenti e conferma come per Berlusconi sia sempre più imbarazzante sedere in certi tavoli. Nel mio piccolo di alcuni ambienti europei, nel breve volgere di pochi anni verso di lui si è passati dalle battute generalmente scherzose e canzonanti per questo personaggio "impolitico" a un imbarazzo che si è trasformato in costernazione fino ad una manifesta ostilità. Avevo cercato di dirlo ai miei compagni di partito in occasione dell'embrassons-nous con il partito berlusconiano in Valle, ma la realpolitik degli "sghei" (quattrini) aveva avuto il sopravvento e se sul tema ero egualmente intervenuto in Consiglio Valle è perché la spregiudicatezza, comprensibile nelle alleanze politiche, si deve fermare sulla soglia della decenza. Per cui, di fronte a certe derive che preannunciano chissà quali rivolgimenti se non subito in un tempo ragionevole, mi sento a posto con la mia coscienza o, più semplicemente, in armonia con le mie convinzioni.