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12 mag 2011

Europa 2020

di Luciano Caveri

Attorno alla "Festa dell'Europa", fissata per il 9 maggio, ricordando quel giorno del 1950 in cui il ministro francese degli affari esteri Robert Schuman presentava la proposta di creare un'Europa organizzata, si animano ormai una miriade d'iniziative. E' bene che sia così in un momento in cui, sotto i colpi della crisi finanziaria e con lo scenario internazionale in ebollizione, l'Europa politica scricchiola. In Valle, eccettuato un gradito invito del Comune di Donnas, nella regola del "nemo propheta in patria", l'ufficio regionale "Europe Direct" (che pure ho creato..) non mi ha invitato da nessuna parte, benché al momento io resti l'unico valdostano presente in una istituzione comunitaria, il "Comitato delle Regioni". Chissà se sono "ordini dall'alto" o semplice indolenza. La più importante manifestazione europeista è stata così per me all'Università di Firenze. Il tema è quel dibattito diffuso su "Europa 2020", che focalizza i temi da affrontare nei prossimi anni. Provo una sintesi. I "comandamenti" sono dieci.   I tre primi in classifica sono: crescita intelligente con conoscenza e innovazione, crescita sostenibile più efficiente sotto il profilo delle risorse e crescita inclusiva con alto tasso d'occupazione. Le sette iniziative conseguenti, ridotte in pillole sono così declinabili: ricerca e innovazione, efficienza dei sistemi d'insegnamento, Internet ad alta velocità, efficienza energetica, formazione durante tutta la vita, lotta alla povertà. Un programma ambizioso, ricordando le parole di Jacques Attali che segnala il fallimento della precedente "strategia di Lisbona", quando se la prende con "une sorte de mystification bureaucratique, dont personne n'a jamais pensé, à partir du jour où il a été écrit, qu'il fallait l'appliquer".