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05 mag 2011

Tutti pazzi per gli sposi

di Luciano Caveri

Confesso la mia totale catatonia e il vivo disinteresse per il matrimonio fra il principe William e la fidanzata Kate, che è oggetto di morbosa attenzione mediatica per il "matrimonio del secolo". Un'espressione quest'ultima notoriamente menagrama, già usata per la povera Diana, mamma dello sposo, quando impalmò il principe Carlo, in perenne attesa di avere una chance se dovesse morire la regina, che forse è un cyborg. Sono repubblicano e, con il dovuto rispetto per i popoli che amano i loro re o regine, considero quel che resta della monarchia un cascame della storia che andrà in esaurimento naturale. So bene che anche in Europa le monarchie sono più di quelle che si pensino (sette solo nei Paesi dell'Unione europea!), ma il loro ruolo è quasi solo rappresentativo. Vi è poi un ruolo ulteriore: quello di alimentare la stampa pettegola, anche se in questo hanno  ormai, come emuli, alcuni vertici politici, che si rendono ridicoli, nel gossip quotidiano, come i rampolli delle case regnanti. Per altro la fortuna in Italia, magari con qualche broglio, ha fatto sì che a vincere - grazie al voto del Nord - sia stata la Repubblica, pensando a che razza di eredi maschi ha seguito quella degnissima persona che fu Umberto di Savoia, firmatario del decreto luogotenenziale che diede alla nostra Valle nel 1945 la prima forma d'autonomia. Gli sposini inglesi piacciono: sono telegenici, lui sposa una "plebea", lei dovrà subire un entourage familiare da incubo. Devo aggiungere che il periodo depressivo invita alla fuga nelle favole, che è rimasto l'unico rifugio per i bimbi quando sono piccoli, pensando all'horror che insanguina quotidianamente i telegiornali e purtroppo non basta cambiare canale. Insomma ho cominciato agro e finisco con un sorriso, pensando ai colleghi giornalisti di "cronaca rosa", che si occupano di tronisti e veline, che sono dei cafoni da competizione. Almeno principi e consorti sanno usare la forchetta.