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02 apr 2011

Chiamiamolo "tarzanismo"

di Luciano Caveri

Andrebbe fatto uno studio, che poi potrebbe diventare una sorta di cartone animato, delle prodezze di alcuni miei colleghi, politici valdostani, e dei loro spostamenti sull'asse politico. Ci sono casi di "tarzanismo" (scusate il neologismo osé), cioè di capacità di spostarsi, come Tarzan, afferrando la liana giusta nella giungla della politica locale e sempre con un aria innocente e anzi aggressiva nel caso in cui qualcuno lo faccia notare, come se i cambiamenti o i tradimenti fossero la normale amministrazione (diverso è chi se ne va perché ritiene che la propria appartenenza al partito o movimento non corrisponda più alle ragioni che lo avevano portato all'adesione). In gergo politico, invece, l'atteggiamento spregiudicato si chiama "trasformismo" e in qualunque dizionario di storia contemporanea lo trovereste così riassunto: "Annullamento della tradizionale dialettica fra maggioranza e opposizione nel regime parlamentare. Originariamente il termine indicò l'effetto del processo di "trasformazione" dei partiti tradizionali (destra e sinistra liberali) attraverso la fusione in un raggruppamento centrista, moderatamente riformatore. Fu auspicato da Agostino Depretis, presidente del consiglio della Sinistra storica salita al potere nel marzo 1876. L'esito delle elezioni politiche del 1882, le prime tenutesi a suffragio allargato, offrì a Depretis l'occasione per assorbire nella maggioranza una parte dei conservatori (utilizzando una strategia già applicata da Cavour col connubio), che contribuirono a bloccare la debole azione riformatrice dei progressisti. Di fatto, la diluizione delle pregiudiziali ideologico-programmatiche in uno scambio di favori e di clientele, mediato direttamente dal capo del governo, enfatizzò il ruolo dei grandi leader parlamentari dell'Italia liberale (Depretis, Crispi e Giolitti) a scapito di una chiara articolazione della vita politica nazionale. Il termine designa da allora, con una connotazione chiaramente negativa, gli aspetti patologici di un sistema politico privo di schieramenti realmente alternativi: corruzione diffusa, degrado morale, scarsa partecipazione dell'opinione pubblica alle vicende del Paese". Insomma, vecchia storia e la frase finale fa venire i brividi! Forse si potrebbero fare delle figurine, come quelle della "Panini" dei calciatori della mia infanzia, segnando bene in quale squadra politica hanno giocato nella loro carriera i prodi "trasformisti" valdostani per rinfrescare memorie troppo corte.