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15 gen 2011

Per evitare disastri

di Luciano Caveri

Trovo che sia totalmente paradossale quel che, in concomitanza con i "festeggiamenti" (le virgolette sono d'obbligo) per i 150 dell'unità d'Italia, sta capitando nei confronti delle Autonomie speciali. Partiamo da un editoriale recentissimo su "La Stampa" di Ferdinando Camon, dedicato alla richiesta di tutta la Provincia di Belluno di essere "annessa" al Trentino-Adige. L'incipit detta la linea: "Dunque tutta Belluno vuol passare col Trentino-Alto Adige? E il Consiglio provinciale ha detto sì? Se la secessione dal Veneto va in porto, il Veneto ne avrebbe un danno immenso. Cambierebbe tutto".

Tralascio tutto il resto per andare alle conclusioni: "Che succede ora, se tutta quest'area abbandona il Veneto? Avremo un Veneto "senza montagne", troncato all'altezza del Trevigiano Nord? Solo pianura e mare? Anche l'Altopiano di Asiago vuole lasciare il Veneto, e per l'Altopiano passare nella regione confinante vorrebbe dire rinnegare la storia. Perché l'Italia è stata fatta qui, l'Austria è stata combattuta qui. "Uomo veneto" e "trincea" sono sinonimi. Vorrebbe dire, con un secolo di ritardo, la vittoria dell'Austria. I grandi libri sulla formazione dell'Italia, a partire da quello di Emilio Lussu, andrebbero annotati da capo, perché come li leggiamo ora non sarebbero più veri. C'è un paese sull’Altopiano (nell'elenco telefonico, il 95 per cento han lo stesso cognome), che quando ci fu l'opzione tra Mussolini e Hitler, optò per Hitler. Ancor oggi nelle trattorie cantano canzoni hitleriane, le ho sentite. Con la secessione, l'Altopiano gli darebbe ragione. Andrebbero abolite le canzoni, tipo "Bombardano Cortina - dicon che gettan fiori -, tedeschi traditori": a Cortina stan raccogliendo firme per la doppia cittadinanza, italiana e austriaca. Queste secessioni sono un disastro economico, culturale, storico. La soluzione è un'altra: autonomia anche per il Bellunese. Anzi, meglio: tutte Regioni speciali o tutte normali". Non commento, in epoca di Unione europea, la filosofia che che contrappone "italianità" a mondo germanico (le canzoni hitleriane!?!), ma quel che conta - nel capire una certa vulgata - è semmai la parte finale, in cui la logica "tutti speciali o nessuno speciale". Della serie "buttiamo via il bambino con l'acqua sporca". Ecco perché sarebbe ora che le autonomie speciali del Nord reagissero in maniera congiunta proprio in questo periodo dei 150 anni, che è un punto e a capo mica da ridere. Chi attacca le "Speciali", nel nome di un regionalismo al ribasso, dovrebbe sapere che chi ha avuto la specialità dalla Costituente non può accettare che le proprie condizioni peggiorino solo per soddisfare gli insoddisfatti.  Diverso è prendere atto del fallimento del processo unitario e avviarsi verso la strada del federalismo, quello "vero", che resta per me l'unica speranza per evitare disastri.