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20 mar 2011

Contro la retorica

di Luciano Caveri

Poiché il rischio per il giornalismo televisivo è sempre di più il conformismo, ogni uso e forme di linguaggio innovativo sono utili. E' il caso de "Le Iene", da anni una sorta di incubo per i parlamentari con le incursioni - nelle zone dei palazzi romani del potere - dei suoi cronisti implacabili con il microfono in mano. L'ultima incursione lascia stupiti: a numerosi eletti è stato chiesto il significato della data del 17 marzo 1861 con altre domande di storia italiana di epoca risorgimentale. L'esito è stato deprimente ed è stato un susseguirsi di risposte sbagliate, di balbettamenti, di stupidaggini. C'è davvero di che riflettere, specie perché le richieste erano "di base" e non di eccessivo dettaglio.

Questo dimostra il rischio di una mancata corrispondenza fra la retorica e la reale conoscenza. Per cui la retorica resta lì come una manciata di palloncini colorati e svolazza senza avere quei piedi per terra che danno una sostanza alle persone e ai loro convincimenti.  Temo che questa logica da "villaggio del Far West" fasullo, per girare i film con cowboy e indiani in costume di scena, rischi di essere valido anche per la nostra autonomia speciale. Sento discorsi ufficiali, ascolto considerazioni sulla Valle, leggo dichiarazioni o articoli e mi viene lo stesso dubbio de "Le Iene". Siamo sicuri che alcuni dei commossi, partecipati, grintosi difensori dell'autonomia siano davvero alfabetizzati sulla nostra storia, sullo Statuto d'autonomia, sugli elementi giuridici elementari nei rapporti con Roma o Bruxelles?