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02 feb 2010

La forza del ricordo

di Luciano Caveri

Visitai per la prima volta Auschwitz, differentemente dalle volte successive, per un flash improvviso e vorrei ricordarlo oggi "Giornata della Memoria" con una leggina che votai convintamente alla Camera, anche se mi preoccupa l'eccessivo moltiplicarsi delle date rievocative nella logica italiana di un "colpo al cerchio e un colpo alla botte". Ero a Cracovia per il Parlamento europeo e cambiai il mio programma per visitare il campo di sterminio dove mio padre - con altri militari valdostani deportati - aveva passato alcuni mesi fra la fine del 1943 e il 1944 per poi essere destinato ad altri campi. Era d'inverno, con pochi visitatori, in un clima spettrale che rifletteva tutto quello che avevo letto dell'orrore dell'Olocausto, compresi i ricordi tremendi, che mio padre, appena ventenne, aveva vissuto in quei luoghi e che erano emersi con lentezza e pudore mentre mio fratello ed io crescevamo. Un certo "male di vivere" che mio padre aveva, sotto al scorza brillante e scherzosa, credo che dipendesse da quel vissuto. Ho portato anche i miei figli, dopo le opportune spiegazioni, a visitare Auschwitz e Birkenau e mi auguro che un giorno, nel ricordo del loro bisnonno, ci andranno anche i miei nipoti, perché la Storia è passata di lì.