Zone franche urbane

ventimiglia_case.jpgScopiazzate da un'iniziativa francese di qualche anno fa per i quartieri "difficili", le "Zfu" - concentrate al Sud - sono nate con la "Finanziaria 2008" e già all'epoca rilevai al Governo il paradosso e lo sgarbo istituzionale di parlare di "zona franca", quando l'articolo 14 del nostro Statuto è rimasto inespresso, anzi è arretrato di recente, se è vero che la defiscalizzazione con i "buoni" dei carburanti era nata nel 1949, aspettando proprio l'applicazione del dettato statutario.
Intendiamoci bene: le "Zfu" sono a vantaggio delle piccole e medie imprese e non sono neppure parenti della "zona franca" integrale prevista e mai applicata per i valdostani, che oggi è impensabile in Europa con il mercato unico e le norme di concorrenza. Tra l'altro, il riparto fiscale basato sulla compartecipazione alla fiscalità è alternativo alla defiscalizzazione diffusa.
Per cui l'articolo 14 lo buttiamo via? Calma e gesso.
Va fatta una norma d'attuazione che consenta di negoziare qualche formula, magari per attenuare le regole sugli aiuti di Stato, profittando del recepimento nel "Trattato di Lisbona" (che finalmente entra in vigore!), nel quale si parla - per la prima volta nei Trattati - dei "territori montani".

Commenti

Verrebbe voglia...

di restituire "pan per focaccia" (virtualmente, è chiaro). Nel senso che vista la considerazione di cui godiamo per di là non sarebbe male se riscoprissimo un sano localismo che possa tradursi in un diverso sentire nei confronti dell'Italia.
Mi spiego. Se si guarda all'Italia come a una realtà di cui siamo parte integrante, succede poi di appassionarsi alle di lei vicende e di parteciparvi anche con trasporto. In questo caso sgarbi come questo delle "Zfu" potrebbero dare dispiacere (come se ci negasse qualcosa il papà). Se invece si guarda all'Italia come a una realtà politica straniera, diversa dalla nostra, nella quale siamo stati inseriti contro volontà da poteri che non siamo in grado di contrastare, allora di fronte a queste notizie potremmo imparare a provare un sentimento diverso.
Potremmo, imparando a vivere un rapporto dialettico-conflittuale con lo Stato, smettere di sentire come nostre le sue scelte e iniziare a pensare in una logica di contrattazione. Insomma come gli operai delle grandi fabbriche: ci si confronta coi padroni e poi si cerca di spuntare da loro il massimo possibile senza identificarsi con essi.
Se otterremo maggiori benessere e libertà sarà merito nostro e della nostra forza, e se saremo invece meno liberi e vivremo meno bene sarà a causa della nostra debolezza, ma non sarà una sofferenza perché chi ci penalizza non sarà un padre ma un padrone contro cui si può anche scioperare.

Mi spiace...

che tu non possa venire alla lezione della scuola di politica dell'Uv in cui darò conto del problema e scopriresti cosa è stato fatto in passato.

Questioni...

coniugali.

Hanno sempre...

la priorità! Per altro, dobbiamo ancora far la pizzata.

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