blog di luciano

Pregiudizi

stambecco_pino.jpgSto frequentando il corso per diventare cacciatore (un giorno ne spiegherò bene il perché) e, per lavoro, ho visionato in questi giorni un filmato sul Gran Paradiso andato in onda su TF1.
Il mondo degli animali selvatici (utilizzo ancora una foto di Mauro Borbey, cantore della nostra natura) è sempre più numeroso e con ritorni importanti come il lupo ed è un mondo parallelo, spesso più vicino di quel che crediamo.
Ascoltare i cacciatori-docenti conferma la stupidità dei pregiudizi verso i cacciatori, dipinti facilmente come orchi fuori dal tempo. Ed invece ti accorgi di come attingano ad una cultura antica che racconta caratteristiche e vita degli animali con impareggiabile competenza e destrezza.
Dirlo immagino che risulti "politicamente scorretto"...

Via Francigena

via_francigena.jpgI pellegrini, tanti e di tutti i Paesi, li ho visti con i miei occhi. Mi riferisco a Santiago de Compostela in Galizia, mentre lungo la via Francigena - essendo il sentiero a fianco a casa mia - non ne ho mai visto passare nessuno.
Qualche anno fa, quando avevo la responsabilità del turismo e di parte della sentieristica, scoprii per caso che della rinascita del percorso medioevale che portava i fedeli sull'asse Canterbury-Roma (con eventuale proseguimento in Terra Santa) era il "GAL - Gruppo d'azione locale" che gestisce il fondo europeo agricolo "Leader" in rete con partner italiani ed europei.
Segno che non sempre la mano sinistra sa cosa fa la mano destra: circostanza che non si potrà mai più verificare per un obbligo di coordinamento sui fondi comunitari che spero si realizzi, al di là degli umori e delle errate convinzioni di chi dovrebbe occuparsene.
Se guardate su Internet vedrete che attorno alla via Francigena fioriscono iniziative e quindi c'è da sperare che i soldi spesi fra convegni, marchi, associazioni, siti e tante altre cose materializzino anche i viandanti-turisti.

Inceneritore

inceneritore_acerra.jpgGuido Bertolaso, Sottosegretario per la Protezione Civile, ieri era ad Acerra per l'inaugurazione del nuovo inceneritore dei rifiuti (capisco che "termovalorizzatore" è un termine ipocrita) pareva contento.
Ovvio per chi si è occupato dei rifiuti in Campania per parecchio tempo e ho raccolto in passato dei suoi commenti che spero un giorno scriva nelle sue memorie. Senza violare un vincolo di amicizia: era atterrito dall'idea che le popolazioni protestassero contro ogni forma di trattamento dei rifiuti, pur producendone quantità impressionanti, senza dire della demagogia dei politici - con nome e cognome - che cavalcavano proteste e soprattutto paure.
Il tema dei rifiuti sarà anche da noi un bel problema, visto che la grande discarica di Brissogne sta esaurendo le proprie potenzialità. Mi ero espresso con chiarezza sul fatto che o sono dei matti nei Paesi Scandinavi, in Svizzera, nel Principato di Monaco o in Provincia di Bolzano (per citare alcuni casi) oppure l'incenerimento non va demonizzato.
Capisco che un argomento importante per la decisione è la possibilità, che all'epoca sembrava fattibile, di incenerire una larga parte della "montagna" di rifiuti della discarica, orrido biglietto da visita alle porte di Aosta. Su questo immagino avremo notizie a breve.

Raddoppio del tunnel del Monte Bianco

tmb_10anni_processione.jpgIeri in Consiglio regionale sono intervenuto per ricordare le vittime del rogo di dieci anni fa. Ho parlato, come potete ascoltare nel contributo audio, di alcune questioni correlate (direttiva europea sulla sicurezza, investimenti ferroviari sulle Alpi, assenza di multe per chi non rispetta l'interdistanza, modernità dell'autostrada del Monte Bianco), ma non ho parlato in aula del raddoppio del tunnel, evocato dal collega del Pdl Massimo Lattanzi. Sia l'Ansa di ieri che La Stampa di oggi fanno pensare il contrario e ciò da vecchio cronista mi fa sorridere.
Non ne è ho parlato perché non era argomento e perché la mia contrarietà è stata ripetuta spesso. Oltretutto, se prima della partenza dei tunnel ferroviari Torino-Lione e del Brennero ci si poteva preoccupare per una scelta stradale su cui la Commissione europea si era già espressa negativamente e foriera in caso appunto di raddoppio di qualche rischio di eccesso di Tir attraverso la Valle, oggi la questione è risolta nei fatti.
I Tir diminuiscono da soli in barba ai pessimisti e la realizzazione degli attraversamenti ferroviari (con in più il completamento della linea ferroviario attraverso la Svizzera con la prossima apertura del nuovo Gottardo) sposterà le merci su treno e dunque l'andamento dei camion sarà in diminuzione.

Metano remoto

eni_store.jpgLa chiusura degli uffici "Eni" a Sarre è stata banalizzata.
In effetti il personale è quasi tutto transitato ad "Italgas" e dunque, dal punto di vista occupazionale, nulla cambia.
In realtà, però, pensando ad alcune azioni precedenti che ben conosco, spiace che "Eni" - oggi non considerato evidentemente un interlocutore utile nel ramificato settore energetico - se ne sia andato dalla Valle, lasciando diciottomila famiglie e centinaia di imprese collegate con il metadonotto nelle mani di remoti call center per ogni necessità grande o piccola. L'assenza di negozi convenzionati fa il resto e l'utente valdostano finisce per essere in una terra di nessuno e resta pure indeterminata la questione degli investimenti.
Per altro all'imminente scadenza delle convenzioni che riguardano la distribuzione del gas attraverso il metanodotto in Valle cosa potrà accadere senza un partner come "Eni"?

Aspettando il by-pass

binario.jpgTrovo piuttosto spiazzante che, dopo due "APQ" sulla ferrovia (Accordo di Programma Quadro, uno nel 2004 e uno nel 2006) stipulati fra Stato e Valle d'Aosta (con il sì del Piemonte, laddove necessario), si debba ancora tenere ferma la costruzione del by-pass ferroviario di Chivasso, malgrado i trenta milioni spendibili.
Come ho spiegato in un breve scambio di parole a Montecitorio con il Sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino - che pareva non saperlo, benché avesse avuto un recente incontro ad Aosta sulla ferrovia - la "lunetta" (o "baffo") di Chivasso consentirebbe, evitando l'inversione di marcia in quella stazione, di risparmiare una dozzina di minuti nella troppo lunga percorrenza fra Aosta e Torino.
Che a questa soluzione di buonsenso (già progettata e c'è da chiedersi chi risponderebbe di un eventuale danno erariale), di cui fruirebbero anche i canavesani che vogliono andare direttamente a Torino, si antepongano tavoli quadrati o rotondi smentisce tutta la retorica sui lavori pubblici da realizzare in funzione anticrisi.

Il rogo del Traforo del Monte Bianco

tunnelmb_rogo_camion.jpgAll'ora della tragedia, dieci anni fa come domani, ero alla Camera dei Deputati a Roma per intervenire in un dibattito sulle vicende dolorose della Jugoslavia. Le prime notizie per telefono non davano affatto conto della reale drammaticità dei fatti e delle dinamiche che portarono ai trentanove morti e alla chiusura per anni del traforo.
Seguii poi le vicende nelle mie funzioni parlamentari e al Parlamento europeo fui promotore di quella direttiva sulla sicurezza dei trafori stradali che tenne conto del rogo del Bianco per evitare che mai si ripetessero circostanza del genere.
Dieci anni dopo, manifesto due dispiaceri. Il primo è l'interdistanza, vale a dire l'obbligo di mantenere nel tunnel un certo numero di metri fra un mezzo e l'altro per limitare conseguenze in caso di incidente. Le attrezzature tecniche per sanzionare chi viola l'obbligo restano ancora sperimentali e non consentono di dare le multe e ciò a detrimento della sicurezza. Il secondo è la modifica degli accordi internazionali che prevedevano una società unica: gli interessi di mantenere doppie cariche e la circostanza che è un privato che controlla la società italiana, mentre quella francese è pubblica, hanno perpetrato il paradosso e i costi di due società su un solo traforo.

Primavera!

primavera.jpgSarà cominciata con qualche coda di freschezza e con le montagne ancora innevate, ma in basso la natura è partita e ci eviterà di dire «non ci sono più le mezze stagioni».
Il vero segno sta nella contemporanea partenza dei fuochi con cui si bruciano i resti dell'autunno e dell'inverno per assicurare la livrea adatta alla primavera: nei giorni scorsi, come i segnali di fumo degli indiani, ognuno nel fondovalle marcava la sua presenza.
E sappiamo quanto c'è di rassicurante nella vita attraverso fondamentali punti di riferimento, come appunto le stagioni.

Gae Aulenti

gae_aulenti.jpgHo sempre considerato una straordinaria occasione che un celebre e apprezzato architetto internazionale sbarcasse in Valle d'Aosta per progettare l'aerostazione (terminal) del nostro scalo regionale.
Oggi partenze, arrivi e controlli sono in uno brutto chalettino prefabbricato.
La Aulenti è una donna energica e professionista attenta che ha condiviso con la Regione un'idea: un edificio di una decina di metri di altezza che desse un segno di presenza in una zona di periferia piena di capannoni.
Dentro la costruzione si è messo tutto quel che "Enac" chiede, tranne pochi spazi del secondo piano dove doveva sorgere, come in tutti gli aeroporti, un ristorante.
Nessuno spreco, nessuna ridondanza, nessuna megalomania da antico Egitto. Gae Aulenti a chi, che di questi tempi si vanta di ridimensionare l'opera raccontata come gigantesca senza esserlo, gli spiegava come si progetta un immobile, ha risposto ironica: «Ha mai visitato il mio "Musée d'Orsay" a Parigi?».

Subbuteo

subbuteo.jpgMio figlio, che gioca a calcio con sofisticati prodotti con la "Playstation", appariva quasi intenerito che suo papà negli anni Settanta giocasse a "Subbuteo", di cui aveva sbirciato i giocatorini in plastica nell'annuncio di un settimanale.
Con un moto d'orgoglio, perché il passato non si rinnega, gli ho ricordato che il "Subbuteo" era un signor gioco che giocavo da ragazzino negli anni ruggenti a Champoluc con i miei amici turisti, steso per terra in interminabili tornei con il piccolo campo di gioco e le nostre agguerrite squadre con virtuosismi in punta di dito.
Oggi farà ridere, se comparato ai mostri dell'elettronica con cui mi arrabatto, ma il "Subbuteo" - giocato da una minoranza di intenditori fieri di esserlo - era una tappa dell'iniziazione.
Altro che la "Playstation"!

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