Guardo un cartone animato, di quelli che alla fine ti viene qualche lacrimuccia e compare una scritta finale di una frase di Walt Disney, che suona così: «Da queste parti, comunque, non guardiamo indietro a lungo. Andiamo sempre avanti, aprendo nuove porte e facendo cose nuove, perché siamo curiosi... E la curiosità ci porta verso nuovi orizzonti».
So che il vecchio Walt aveva grandi difetti, così espressi anni fa: «Disney era un uomo totalmente misogino (le donne potevano colorare ma non creare), superbo, megalomane, piuttosto razzista. Aveva un odio viscerale per i sindacati e fu scioccato da uno sciopero degli Studios nel 1941. Chi lavorava per lui era come in una Accademia militare e lui era il generale, o se volete il dittatore».
Lo diceva, anni fa, Peter Stephan Jungk, l'autore del racconto da cui venne tratta addirittura un'opera lirica dedicata all'inventore di Topolino e delle mille derivazioni del suo mondo fantasioso».
Ma a me la sua frase piace lo stesso e guai negare che i suoi fumetti ed i suoi cartoni hanno segnato generazioni come la mia. Mi piace perché fotografa una significativa caratteristica umana: la curiosità.