Mangio in questi giorni le ciliegie.
Ed è singolare come i diversi frutti finiscano per essere legati a momenti della propria vita.
La ciliegia la associo alla bicicletta: il primo strumento che ho avuto per avere una mia mobilità. Ricordo le scorrazzate alla ricerca, attorno al mio paese, dei ciliegi per vere e proprie scorpacciate.
La mela erano certe torte di una mia zia e giustifica l’ammirazione che ho ancora oggi per la renetta, fra i miei frutti favoriti.
Alla stessa zia, Eugénie, associo la caccia ai mirtilli e alle impagabili fragoline di bosco in montagna, mentre ai nonni di Imperia la ricerca sulle fasce delle more e sempre loro avevano un giardino in cui crescevano pesche e albicocche dal gusto paradisiaco.
Mi piacciono i cachi tradizionali e certe varietà derivate e pure i melograni e non è male sgranocchiare quella che chiamiamo la frutta secca e forse che i datteri e i fichi secchi non sono un gusto del Natale?
Questa storia della frutta mi diverte moltissimo e dell’astuzia che il mondo vegetale ha creato per attirare gli animali in una sorta di alleanza forzata.
Già perché - so che scrivo una banalità da prima elementare - il compito più importante del frutto, dal punto di vista della pianta, è aiutare a disperdere i semi. Gli animali - compresi noi umani apparentati con le scimmie - sono attratti dai colori vivaci, dagli odori e dal sapore dolce della frutta. Quando mangiano il frutto, spesso ingeriscono anche i semi. Questi semi, non digeriti, vengono poi espulsi altrove (spesso con un po' di "fertilizzante naturale"), permettendo alla pianta di diffondersi in nuove aree e riprodursi.
Ormai noi umani siamo meno performanti…
Ma il frutto - come non pensare a arance e mandarini! - ha anche la funzione di proteggere i semi in via di sviluppo, fornendo loro un ambiente sicuro fino a quando non sarà per essere dispersi.
In pratica, la pianta offre un "pasto" gustoso agli animali in cambio del loro servizio di trasporto dei semi. È una relazione simbiotica che ha permesso a molte specie vegetali di prosperare.
Amo la frutta e credo di aver mangiato tutte le specie domestiche, che ci sono. Spesso pensando al loro ruolo salvifico nelle società rurali e, nel caso valdostano, ricordo tutte quelle zone che hanno vissuto della coltura della castagna o all’estrazione del prezioso olio di noci.
In un paesino dell’entroterra ligure, che si chiama poeticamente Ginestro, ci sarebbe qualche bosco di ulivo ereditato dal mio nonno materno, di cui ho le tracce e sarà stato di certo usucapito. Nonno Emilio, che in una commerciava olio, penso mi abbia dato in eredità il gusto per l’olio buono!
Per capire quanto il mondo sia interconnesso e certe frontiere siano più nella testa che nella realtà, la frutta lo dimostra come poco altro.
Basta una banale ricerchina per ricordare questi “viaggi” verso l’Europa.
Arancio , limone, mandarino, pompelmo, originari dell’Asia sud-orientale, introdotti in Europa tramite gli arabi e le crociate.
Pesca e albicocca, originarie della Cina, arrivate attraverso la Persia e poi in Europa grazie ai Romani.
Melone e anguria, originari dell’Africa e dell’Asia.
La banana – originaria del Sud-est asiatico - è stata introdotta in Europa in epoca moderna, ma coltivata solo in aree calde come le Canarie o Madeira e c’è pure una normativa protezionista dell’Unione europea.
L’anguria arriva dall’Africa come il fico d’India, che sospetto del nome ha viaggiato in partenza dal Messico.
Il kiwi, originario della Cina, diffuso in Europa solo nel XX secolo, soprattutto in Italia.
Ricco il bottino dall’America, ovviamente dopo il 1492. Ricordo il pomodoro, botanicamente un frutto, anche se usato come ortaggio, originario del Messico.
Da oltreoceano sono arrivati il peperoncino, l’ananas, l’avocado la papaia e molti altri.
Girando il mondo, ho poi gustato frutti mai visti prima in vita mia, che mostrano una varietà di forme e di gusti che sono un vero e proprio inno alla ricchezza della Natura.
In fondo tutto è già riassunto nella Genesi dell’Antico Testamento: “E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona”.