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05 mag 2023

Parlare d’Europa e di Ucraina

di Luciano Caveri

Se chiedi a chi conosci che cosa venga celebrato il 9 di maggio nessuno ci azzecca. E questo significa in modo plastico quanta poca affezione ancora ci sia in termini popolari verso l’Europa, sfrondata la questione dalla retorica europeista. Mi spiace che sia così e il fatto stesso che la festa non sia un…festivo la dice lunga, anche se molte festività che coincidono con un giorno di vacanza sono lo stesso cadute nell’oblio del loro significato. Il 9 maggio è la Giornata dell'Europa, che nelle intenzioni dovrebbe celebrare la pace e l'unità in Europa. La data segna l'anniversario della storica dichiarazione con cui l'allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman espose l'idea di una nuova forma di collaborazione politica in Europa, che avrebbe reso impensabile la guerra tra le nazioni europee. La proposta di Schuman è stata considerata e scelta come l'atto di nascita di quella che oggi è l'Unione europea. Nella dichiarazione, assai pratica nel primo approccio post bellico per regolare i rapporti economici fra Francia e Germania in tema di carbone e acciaio, dice in un passaggio una sacrosanta e sintetica verità: “L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”. Così, fra tanti alto e bassi, è stato e anche per la piccola Valle d’Aosta questo processo ha significato capire quanto gli autori della Dichiarazione di Chivasso, valdostani e valdesi, guardassero con occhio profetico al futuro dagli orrori del 1943, quando venne scritta, nel passaggio :”che il federalismo è il quadro più adatto a fornire le garanzie di questo diritto individuale e collettivo e rappresenta la soluzione dei problemi delle piccole nazionalità e minori gruppi etnici, e la definitiva liquidazione del fenomeno storico degli irredentismi, garantendo nel futuro assetto europeo l'avvento di una pace stabile e duratura”. Il federalismo non c’è ancora in Europa, ma i passi in avanti da quando venne scritta questa fase di sono stati e sono stato da gigante nel solco della sperata integrazione europea. Un processo in fieri, pieno di ombre e di problemi, che oggi però si basa su istituzioni salde ed esiste per fortuna una cittadinanza europea, che da sola dimostra i progressi fatti, partendo dalle macerie fisiche e morali della Seconda guerra mondiale. Ne scrivo oggi, perché oggi la Festa, con qualche giorno di anticipo, la celebreremo ad Aosta al Teatro Splendor con un focus sul percorso europeista di cui parlerò con Gilles Gressani (membro del Consiglio di UniVda, che presiede il Groupe d’études géopolitiques, Geg, dell’Ecole normale supérieure di Parigi e dirige la rivista Le Grand Continent) e Tristan Aureau (consigliere del Presidente del Consiglio europeo). La scelta di parlare dell’Ucraina non è casuale e passerà attraverso la testimonianza di Luciana Coluccello (inviata di guerra e giornalista freelance) e Ugo Lucio Borga (fotogiornalista freelance), che racconteranno, con immagini e video da loro realizzati, il conflitto che si sta combattendo alle porte dell’Europa. Ospite d’eccezione dell'iniziativa doveva essere l’Ambasciatore d’Ucraina in Italia, Yaroslav Melnik, che all’ultimo ha dovuto rinunciare e sarà sostituito dal giovane console di Milano Iviv Ivan Franko. Segno questa presenza della solidarietà valdostana, dimostrata in questo ormai troppo lungo periodo bellico causato dalla invasione russa, sarà la presenza in musica di tre giovani musicisti ucraini che studiano al Conservatoire di Aosta. L’Unione europea, pur in un contesto in cui non sono mancate contrapposizioni e discussioni, com’è giusto in democrazia, ha scelto di stare al fianco dell’Ucraina e la Festa dell’Europa, dedicata a questo conflitto così tristemente esemplare, non poteva non essere occasione per parlarne.