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14 apr 2021

Contro le pecore nere

di Luciano Caveri

Non so francamente se sia meglio il senso del dovere o quello di responsabilità. Plastica Oriana Fallaci sul dovere: «In Italia si parla sempre di Diritti e mai di Doveri. In Italia si finge di ignorare o si ignora che ogni Diritto comporta un Dovere, che chi non compie il proprio dovere non merita alcun diritto». E con José Saramago sulla responsabilità: «Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere». Quel che è certo è che ci sono occasioni in cui mi sento obbligato a rifarmi a questi due principi. Talvolta, come reazione a chi non sembra conoscerne il contenuto, mi capita che mi salti la mosca al naso. Così mi è capitato, a latere di una discussione politica in Consiglio Valle (espressione ben più poetica e politicamente pregnante di Consiglio regionale), di dover segnalare come personalmente considero grave e antisociale il comportamento di chi sembra non badare ad alcuni aspetti fondamentali.

Il caso citato era esemplare. Siamo 35 consiglieri che vivono in comunità, finito il periodo di maggior confinamento con riunioni in remoto. Nella sola Giunta regionale cinque assessori su otto si sono buscati il "covid-19" ed il contagio ha colpito nel tempo parecchi consiglieri regionali. Normale che sia così e chi fa politica incontra molte persone e dunque si è a rischio. Questo implica autodisciplina e comportamenti urbani di chi si frequenta con continuità. Che siano i gesti barriera, fatti di mascherine, distanziamento ed uso di disinfettante, quel che importa è rispettare regole che non sono difficili da seguire. La presenza di malati ha creato un ricorso routinario ai tamponi come strumento utile per essere testati. Sessioni ordinarie o straordinarie consentono di avere qualche sicurezza in più. Appurato che qualcuno non faceva i tamponi con regolarità, mi sono espresso in aula in modo semplice e diretto. In sostanza per me è inconcepibile non ricorrere a modalità che consentano di essere più sereni per sé e per gli altri. Chi si disinteressa o milita per una obiezione consapevole va considerato come indegno. Ciò vale per tutti i cittadini chiamati a screening che servono per circoscrivere l'ambito di possibili focolai. Esiste un obbligo morale, che nel migliore dei mondi possibili dovrebbe essere anche giuridico, che deve spingere a pratiche sanitarie giuste in periodi eccezionali, che non consentono spazi a visioni falsamente libertarie o posizioni egoistiche. Peggio ancora chi coltiva ideologismi farlocchi che falsificano la realtà della pandemia fra delirio e follia. Ciò vale - sia chiaro - anche per la vaccinazione e chi per varia ragione rifiuta di farselo inoculare con le motivazioni, anche in questo caso, le più varie. Sono vaccinista convinto e militante e sento come una responsabilità il fatto che noi su questa posizione ci facciamo mettere i piedi in testa e subiamo le loro campagne surreali di disinformazione senza troppo reagire. Le stesse campagne vaccinali sono sempre educate e pulitine senza affondare la lama nell'orrore della malattia e nel disprezzo della società di chi decide di essere pecora nera che non consentirà l'immunità di gregge. Ecco perché mi indigno e segnalerò sempre e dovunque la disinformazione, la stupidità, l'ignoranza che pesano su una situazione già grave, peggiorandola. Di tutto questo in mezzo alle molte insidie, alle paure, alle incertezze non c'è davvero bisogno.