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28 mar 2021

Inseguendo l'immunità di gregge

di Luciano Caveri

Ho accompagnato la mia vecchia mamma, anni 91, a fare il vaccino. Sia chiaro che la combattiva Brunilde era ben contenta di farlo ed ha trovato nel Centro vaccinale competenza ed umanità, che sono importanti in medicina. Lei appartiene ad una generazione che sa bene, su di loro e sui propri figli, che cosa siano state le vaccinazioni di massa del secondo dopoguerra e negli anni successivi. I vaccini hanno sradicato malattie gravissime e ci hanno posto in sicurezza. Ogni volta che ho portato i miei bambini «a fare i vaccini» ho tirato un respiro di sollievo: sapevo di averli messi a posto e come papà sapevo di aver fatto bene. In barba a certe terribili baggianate, ormai da codice penale, espresse dagli ineffabili "noVax", bisogna saper reagire con campagne informative serie ed anche applicando, in certi settori, l'obbligo vaccinale.

Ha scritto l'ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli che «se si vuole procedere con rapidità si può adottare un decreto legge» per l'obbligo vaccinale, che poi - ovviamente - deve essere convertito in Parlamento. «I trattamenti sanitari obbligatori sono possibili, sono ammessi dalla nostra Costituzione» afferma, ma, «tuttavia, occorre una legge che li disponga e devono essere adeguatamente giustificati». I vecchietti che ho visto a Châtillon, anni Trenta ed anni Quaranta del secolo scorso, sono accorsi in massa e non si sono fatti impressionare. E di questo bisogna dare loro atto, specie rispetto ai pavidi che sono sfuggiti a vaccinazioni già fissate per le preoccupazioni risultate infondate su "AstraZeneca", che rallentano quella vaccinazione di massa, già rallentata dai colpevoli ritardi delle case farmaceutiche fornitrici dei vaccini. Ricorda il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di "Humanitas" e professore emerito di "Humanitas University", in un'intervista al "Corriere della Sera", chiarendo che cosa si intende con immunità di gregge: «Si tratta di un meccanismo che si instaura all'interno di una comunità per cui se la grande maggioranza degli individui è vaccinata, limita la circolazione di un agente infettivo, andando in questo modo a proteggere anche coloro che non possono sottoporsi a vaccinazione, magari per particolari problemi di salute. E' un meccanismo fondamentale per ridurre la circolazione e la trasmissione di malattie infettive contagiose». Aggiunge poi: «Non amo molto il termine "immunità di gregge", preferisco parlare di "immunità di comunità", dove è insito il concetto di solidarietà. L'immunità di comunità si costruisce in due modi: o con il vaccino o in modo spontaneo, come accade per esempio nel trattamento dell'influenza. In questo momento non siamo abbastanza preparati sul "covid-19", perché è un virus che ci è praticamente ignoto ed in generale i virus tendono a cambiare ad ogni stagione. Per questo è una pratica sconsigliata e da irresponsabili: l'immunità sarà raggiungibile con il vaccino». Ha ragione il farmacologo Silvio Garattini: «La libertà di non vaccinarsi finisce quando lede la salute degli altri, perciò vaccinarsi non comporta solo un vantaggio personale, ma è anche un atto di attenzione verso i più deboli».