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03 dic 2020

La posta in gioco

di Luciano Caveri

Si scopre da parte di molti valdostani come, a fronte delle ultime vicende sul "covid-19", la nostra Autonomia speciale resti uno strumento debole. Purtroppo è la scoperta dell'acqua calda. I più intelligenti dei padri che fecero nascere la Valle attuale dal 1945 in poi - quando arrivarono i Decreti luogotenenziali che disegnarono la prima fase dopo il fascismo - dissero prima di tutti della debolezza intrinseca di un regime autonomistico. Lo stesso dissero dello Statuto, octroyé e non basato su di un approccio federalistico e realmente pattizio. Si poteva semmai parlare di un regionalismo forte, in cui decisero di lavorare e di impegnarsi per farci rialzare dopo il ventennio, ma sin da subito fu un cammino difficile ed osteggiato, fatto di alti e bassi e tanti nemici evidenti o subdoli. Io ci ho lavorato dentro queste questioni, portando a casa, fra l'altro, nel 1989, nel 1993 e nel 2001 importanti miglioramenti allo Statuto, occupandomi di significative norme di attuazione e mettendo le modifiche necessarie a nostra tutela nelle leggi importanti di passaggio alla Camera. Non tanti sono rimasti in questa logica.

Ora siamo in un periodo molto basso con uno Stato che si è fatto aggressivo ed invadente e che a tratti non considera i diritti dei valdostani, considerandoci poca cosa marginale. Che poi ci siano stati errori e torti nostri è giusto ammetterlo, ma le mele marce non intaccano un tessuto complessivamente sano e chi ha sbagliato, anche gravemente, deve pagare. I doveri sono importanti come i diritti. La nostra popolazione è sana ed operosa e la nostra Autonomia ha avuto personalità sagge ed autorevoli ed un cammino più in positivo che in negativo. Le crescenti invasioni di campo dello Stato, quando si dimentica che siamo nella stessa Repubblica, non sono per chissà quale aiuto, bensì incarnano un tentativo fatto sistema per fare tabula rasa senza pietà di tutto. In fondo c'è un disegno: la Valle d'Aosta non è degna di una sua Autonomia speciale e dunque retroceda e ciò avviene attraverso campagne di delegittimazione peggiori di quelle del passato. Ebbene che si sappia che il troppo stroppia e solo la nostra mollezza morale, se pusillanimi, ci porterà al peggio. E la prima cosa da fare è aggregare i migliori e far capire la posta in gioco, evitando quel sottile "divide et impera" che ci ha indeboliti per stupidità nostra e abilità altrui. Nemici esterni e interni che hanno fatto un patto luciferino facile da scoperchiare e mostrare nella sua nudità. Non è fatto solo di posizioni politiche ma di un collante distruttivo condito spesso da incomprensione sino all'odio. La partita si è fatta decisiva in questa pandemia difficile da affrontare e dopo ci sarà un proseguo. Già si vedono i fuochi a distanza di chi verrà all'attacco del nostro Statuto e più che essere difensivi - suvvia! - bisogna essere coraggiosi e offensivi. Si dice: ormai non esistono energie per farlo, l'affievolimento delle coscienze è avvenuto e troppi "nuovi" valdostani guardano con vuoto mentale e culturale alla storia valdostana e manifestano scetticismo verso l'ordinamento e le Istituzioni della Valle. Un virus che si diffonde come il coronavirus ed il vaccino lo abbiamo nelle nostre teste. No, non può essere così semplice e mi ribello al solo pensiero che il ciclo autonomista nato nel secondo dopoguerra si spenga come se nulla fosse. Serriamo i ranghi, spremiamo le meningi, impariamo a volerci bene per un bene superiore alle piccole cose che ci possono separare. Prima che sia troppo tardi. Ogni generazione ha avuto i propri doveri ed oggi tocca a noi, uniti nelle difficoltà e sereni nelle scelte, ad affrontare le difficoltà. Chi non ci ama non deve pensare che ci siamo spenti e arresi.