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12 nov 2020

Torna l'antiregionalismo

di Luciano Caveri

Bisogna sempre cercare di annusare l'aria dei tempi per capire come vadano le cose ed il miglior modo per farlo è quello di seguire il flusso delle informazioni e dare all'insieme una logica. Mai come in queste ore sono tanti gli esponenti governativi ed i loro sostenitori a convergere su di un punto. E' un crescendo utile per creare le condizioni per agire. Apro una parentesi, che mi serve per spiegarmi meglio, ricordando l'espressione "capro espiatorio". Ci si riferisce all'animale impiegato nei riti ebraici compiuti il giorno dell'espiazione. Per domandare, appunto, il perdono dei peccati compiuti, il sommo sacerdote caricava tutte le colpe del popolo su un capro, che veniva poi ucciso. Ebbene, nella scalcinata Repubblica Italiana tutte le colpe di certi inetti che hanno gestito da Roma l'emergenza sanitaria e le sue conseguenze saranno scaricate sulle Regioni, trasformate in "capro espiatorio" attraverso la solita riforma liberticida antiregionalista già annunciata, immagino sulle ceneri della riforma Boschi-Renzi, stroncata al referendum confermativo. Lo Stato centrale si vuole ergere a giudice e scarica le malefatte sulla democrazia locale nella logica di cercare di togliere ai territori poteri e competenze.

Un'esame oggettivo dei fatti - intendiamoci - non assolve la classe politica regionale, in primis molti presidenti protagonisti di errori, ma che questo venga dalla classe politica nazionale, dimostratasi ben peggio, lascia esterrefatti. Se non ci fossero stati gli amministratori regionali e comunali ed i loro apparati a lavorare, allora come oggi, sul territorio in condizioni difficili, la tragedia sarebbe stata ancora più grande. Ma non bisogna stupirsi. L'Italia è nata così da vicende casuali, che hanno visto affermarsi un Paese unito con la colla, dove a vincere sono stati i teorici di uno Stato da non articolare in un disegno federalista. Così fu il centralismo dell'Italia liberale e la dittatura fascista. Con la Repubblica il regionalismo voluto dai padri costituenti, ben diverso dal federalismo, rimase nel cassetto per vent'anni e le Regioni Autonome come la nostra - nate come frutto della Liberazione - sono state considerate dai più come anomale escrescenze. Ora la pandemia diventa la grande occasione da sfruttare e la piccola Valle d'Aosta sarà fra le prime a rischiare il peggio. Lo dimostra la recente discussione alla Camera sulle funzioni prefettizie del presidente della Regione, innescata paradossalmente dalla deputata valdostana, Elisa Tripodi, eletta anni fa per sberleffo dagli stessi valdostani, che ora ne capiscono la grave limitatezza culturale e politica, culminata in questo atto insulso. Ma in realtà utilissimo per capire come vanno le cose e far capire quanti nemici dell'Autonomia ci siano ormai anche in Valle d'Aosta e poco consola sapere che è quasi sempre frutto di ignoranza e stupidità. Ecco perché il mondo autonomista deve tornare coeso e combattivo, perché arriveranno tempi grami per il futuro delle nostre Istituzioni. Annotatevi la nuova trappola antiregionalista: "clausola di supremazia dello Stato". Un obbrobrio!